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La cosca Grande Aracri di Cutro, nel Crotonese, imponeva il pagamento di somme di denaro ma anche l’assunzioni di persone affiliate e la dazione di merci ad alcuni imprenditori della zona i quali, quando si mostravano riottosi, venivano ‘convocatì presso l’abitazione dei boss e convinti a sottostare, in caso contrario subivano attentati e danneggiamenti.
È quanto emerge dall’indagine condotta dai carabinieri del comando provinciale di Crotone sfociata nell’operazione ‘Grande maestro’.
I militari hanno eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip distrettuale Tiziana Macrì su richiesta della Dda di Catanzaro con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e detenzione di armi.
A Ernesto Grande Aracri, 40enne di Cutro, fratello del boss Nicolino, il provvedimento è stato notificato in carcere dove si trova detenuto per altra accusa. Così come a Salvatore Nicoscia, 38 anni, di Isola Capo Rizzato. Risulta irreperibile, inoltre, Pasquale Manfredi, 33enne di Isola Capo Rizzato, che si era reso uccel di bosco già alcuni mesi addietro nell’ambito di un’altra indagine.
Le altre persone arrestate questa mattina dai carabinieri della compagnia di Crotone, che hanno operato con l’ausilio di militari dello squadrone eliportato Cacciatori Calabria, sono Rosario Porchia, 36 anni, di Cutro; Salvatore Grande Aracri, 24 anni, di Cutro, nipote di Ernesto; Salvatore Ciampà, 64 anni, di Cutro; Antonio Belvedere, 51 anni, di Cutro; Natale Massimo Turrà, 38 anni, di Cutro; Carmelo La Porta, 41 anni, di Isola Capo Rizzato; Salvatore De Luca, 44 anni, di Cutro; Domenico Rocca, 34 anni, di San Mauro Marchesato, e Alberto Cizza, 46 anni di Scandale. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa presso il comando provinciale dell’Arma presieduta dal procuratore aggiunto Salvatore Murone a detta del quale l’indagine riveste una duplice valenza: conferma gli attuali schieramenti delle cosche crotonesi così come emersi da un summit di mafia interrotto dai carabinieri nelle campagne di Roccabernarda e allo stesso tempo l’esistenza di una pesante cappa estesa dalla criminalità organizzata sulle industrie locali. Murone, in proposito, ha spiegato che «la mafia fa male alle imprese ed è la causa principale del mancato sviluppo».
Il tenente colonnello Francesco Iacono, comandante provinciale dell’Arma, ha detto che dall’operazione di oggi parte «un segnale forte alla cittadinanza, alle maestranze e alle imprese commerciali affinchè si facciano avanti riponendo la massima fiducia nelle istituzioni».
Alla conferenza stampa sono intervenuti, inoltre, il capitano Domenico Dente, comandante della compagnia di Crotone, e il tenente Antonio Patrono, comandante del nucleo investigativo della stessa compagnia, che materialmente ha svolto l’attività di indagine. Avviata già nel 2006 allorquando si verificarono una serie di danneggiamenti contro attività imprenditoriali di Cutro in concomitanza con la scarcerazione di Ernesto Grande Aracri, condannato in via definitiva nel processo antimafia Scacco Matto a 8 anni di reclusione. L’attività investigativa ben presto ha consentito di scoprire che alcune industrie che producono profilati metallici erano totalmente assoggettate alla cosca che, peraltro, aveva imposto l’assunzione di due suoi sodali, Salvatore Grande Aracri e Rosario Porchia, più che altro con il compito di tutelare dall’interno gli interessi della cosca. In una occasione il titolare dell’impresa si sarebbe lamentato: «sono costretto a licenziare mio figlio ma debbo assumere i figli di Grande Aracri». Dall’impresa Koper, dunque, il clan avrebbe preteso somme di denaro, in rate periodiche di circa 15 mila euro, ma anche la fornitura di merce che poi l’organizzazione rivendeva o addirittura regalava a persone amiche; merce che era regolarmente fatturata non dalla ditta produttrice ma da una terza estranea ma compiacente in modo che ad eventuali controlli tutto sarebbe risultato regolare.
QUELLA LETTERA DI MINACCE ALL’INDIRIZZO SBAGLIATO
Dalle indagini relativa all’operazione è emerso un particolare, ossia l’invio di una lettera di minacce ad un consigliere regionale, oggi assessore, al posto di un imprenditore omonimo taglieggiato dagli estorsori.
Il particolare è emerso dalle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone. La lettera giunse il 6 giugno 2007 al consigliere regionale Francesco Sulla, oggi assessore regionale alle Attività produttive. Nella lettera c’erano tre cartucce calibro 7,65 e un ritaglio di carta di colore bianco con la scritta «e arrivata la tua distruzione». Dalle successive indagini, come è scritto nell’ordinanza, è risultato che il plico era indirizzato ad un omonimo di Sulla, dipendente della società «Koper» che, sempre secondo l’accusa, avrebbe subito le minacce e le ritorsioni della cosca di Isola Capo Rizzuto.

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