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E NOI VOGLIAMO MAGDI CRISTIANO ALLAM
CANDIDATO GOVERNATORE PDL

È una notizia bomba o è una farsa quella di aver proposto Magdi Cristiano Allam quale candidato governatore della PDL alle prossime elezioni regionali?
Sembra una boutade, ma tutto sommato ha dato spazio a una inconsueta animazione nel desolante teatro della politica lucana perché quella italiana è peggiore. Politica lucana che, anche se si distingue per la riconferma di Vito De Filippo del PD a governare, amministrare e gestire la regione più piccola e disastrata d’Italia, si stava assopendo quasi adusa al consumo più che di ansiolin, di una buona dose di valium.
Se Andrea Di Consolo scriveva nei giorni scorsi su Il Quotidiano che – tutto sommato turandosi il naso – avrebbe votato PD, c’erano buoni motivi per condividere tale indicazione non proprio originale e presa in prestito dal grande Indro Montanelli.
La Basilicata è afflitta da un male endemico, storico di una governance fatta di protagonismo, di liti, di sgambetti, di ritorsioni e di inciuci per non parlare di consiglieri che una mattina si alzano bianco-celesti (con qualche contorno rosso nel PD) e la sera vanno a coricarsi con il più ammaliante simbolo della PDL, perché non hanno avuto il contentino semmai di una ricandidatura oppure di ambire ad ottenere posizioni di prestigio per procrastinare l’aureola di un protagonismo esasperato.
È notorio che in questi cinque (5) anni, ormai alla fine della legislatura regionale PD, in Basilicata abbiamo assistito alla destituzione di Vincenzo Folino quale assessore alle attività produttive e di Mollica passato al PDL mentre vi è stata una continua alternanza alla guida della Presidenza del Consiglio Regionale e scontri a base di fioretto e sciabola tra ex alleati Prospero De Franchi e Michele Radice.
Se si volessero dettagliare tutte le altre manovre e i colpi bassi che si sono susseguiti forse le 50 pagine de Il Quotidiano non basterebbero.
Ma ritorniamo alla candidatura imposta – così si dice – da palazzo Grazioli con Magdi Cristiano Allam, l’egiziano accolto in Italia, già vice direttore del Corsera ed euro parlamentare UDC, che sarebbe dovuto scendere in Basilicata – quasi una odierna Cleopatra – per stanare e sconfiggere il Marcantonio di turno.
È strano però che nessuno dei più aficionados lettori PDL si sia arrabbiato. Solo qualche vezzoso ammiccamento e un invito a fermarlo ad Eboli come per il Cristo del Carlo Levi.
Intanto aveva ragione Egidio Di Gilio nei giorni precedenti nello sbottare a seguito delle dichiarazioni di Vilma Mazzocco e ad alzare la voce per scuotere i protagonisti del centro-destra a trovare un accordo sulla candidatura tra le varie anime ex MSI ora AN, e Forza Italia in particolare. Alle regionali di marzo prossimo, Attilio Martorano si era dimesso da presidente di Confindustria Basilicata lasciando la propria azienda e dichiarando espressamente di non voler confondere il ruolo di a.d. con quello politico.
E i signori capatazzi (teste di uovo) della PDL gli avevano frapposto tanti ostacoli da fargli rinunciare alla candidatura. Così si sono lasciati scappare l’uomo che aveva progettato “Fare Basilicata”.
Tuttavia di personaggi validi nella PDL lucana sembra che ce ne siano.
A cominciare da Cosimo Latronico, Ernesto Navazio, l’ex sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico, Pagliuca, Di Gilio e Sergio Lapenna etc, senza contare i nuovi acquisti.
A questo punto, visto che nel pollaio PDL non si trova il galletto giusto, meglio veder calare dall’alto Magdi Cristiano Allam.
Che noi cittadini autonomi vorremmo vedere all’opera: un egiziano, trapiantato in Italia, che in Basilicata si avvicinerebbe solo un poco di più alla sua terra dei Faraoni e delle Piramidi.
Vuole qualcuno spiegare ai lucani che siamo tutti incapaci, anemici, senza un pizzico di identità (rubata) e senza coraggio se Berlusconi ha deciso di inviarci un novello don Sturzo?
Probabilmente – secondo un autorevole ciarliero – con Allam vincerà la restaurazione che affossa ogni speranza o il coraggio.
Probabilmente si tenta di assimilare Obama ad Allam e la Basilicata ospitale gli darebbe il benvenuto.
È un po’ indigesto, però, vedere in tutte le competizioni, calati dall’alto personaggi che – seppure di notevole levatura culturale e morale – raccolgono suffragi e poi scompaiono.
Vogliamo ricordare Giuseppe Ayala, Giorgio Ruffolo e ora La Zamparutti?
Se è vero che nemo propheta in patria, è ancora più attuale l’antico adagio potentino: “In mancanza d’hommn’e dabben faceren a tata sindaco”.

Un lettore
Tommaso MARCANTONIO

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