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LA SCELTA DI MAGDI ALLAM PER LA REGIONE
E L’UNICA VIA PER LO SVILUPPO DELLA LUCANIA

Il 6 gennaio c.m.venne ospitato, su diverse testate giornalistiche, un mio articolo dal titolo “Un popolo di formiche governato da cicale che tirano a campare” nel quale, dopo avere precisate la cultura, le speranze e le capacità degli inquilini lucani, ne stigmatizzavo le capacità, i vizi, le gravi lacune e le responsabilità delle classi dirigenti che hanno contribuito a disfare e affossare le potenzialità della nostra Regione da indurre a uno scetticismo assoluto nel fare sperare in un riscatto del nostro territorio e delle nostre comunità.
L’inefficienza e i gravi guasti perpetrati ed eseguiti dagli uomini posti per tantissimi anni a capo delle nostre istituzioni, hanno ridotto la povera Lucania a un relitto. Tali uomini hanno operato inoperosamente e disfatto nel più assoluto arbitrio perché incontrastati per l’assenza di critica costruttiva e soprattutto per mancanza di capacità di uomini che autoreferenzialmente hanno assunto ufficialmente il compito di oppositori e, quindi, sostitutivo in,fieri, della classe dirigente incapace che ancora ci sta governando.
Questi sedicenti oppositori, invero, hanno svolto una funzione collusiva, trainante di sostanziale assenso all’inoperosità e ai guasti di chi governa la Regione, tanto che, sovente, chi scrive l’ha stigmatizzata a mezzo stampa facendone edotto anche il Comitato Centrale di Roma del PDL e il Presidente del Consiglio On.Cavaliere Silvio Berlusconi chiedendone la rimozione e anzi di cacciarli a pedate non solo e non tanto per il danno arrecato al PDL, ma a tutto il popolo lucano la cui deprivazione e ignoranza lo fa incapace di valutazioni e ribellioni.
Tra gli incapaci lucani includiamo anche certi giornalisti che si sono meravigliati condannando la meditata e lodevole scelta fatta da Berlusconi di candidare a capo della Regione Basilicata l’illustre intellettuale e politico di razza Magdi Allam che,
data la sua personalità, capacità, intelligenza ed alta cultura, non ha bisogno di radici personali per fare attecchire lo sviluppo, l’onestà, la cultura, la decenza, il bisogno di libertà per riscattare la comunità lucana dallo stato di arretratezza, di soggezione in cui è stata condotta dai cosiddetti politici indigeni (nati, vissuti, acculturatisi e, diciamo pure, arricchitisi sui miseri patrimoni dei mal governati lucani)
Come si fa a dire, come fa l’ottimo collega Nino Grasso sulla “Nuova”, che la candidatura di Allam sarà mal digerita soprattutto dalla base del PDL. Della base faccio parte anh’io e come tanti altri, la maggioranza, avevamo deciso di votare PD anzicchè per i personaggi ben visibili dal di fuori,ma oscuri dentro, di appartenenza formale al PDL perché altre persone non esistono, fatti fuori dagli attuali proci che se ne sono disfatti con atti arbitrari essendo fior di politici intellettuali, preparati, capaci ed efficienti. Lo dice e lo testimonia chi scrive che per molti anni ha ricoperto la carica di componente il Comitato Regionale di F.I. dove sono stati lasciati a sedimentare solo i detriti di quel Partito il cui sfascio in atto può essere evitato solo dalla oculata, azzeccata, eccelsa scelta che solo Berlusconi poteva fare di offrirci un personaggio capace di integrare e di integrarsi col nostro popolo ormai stanco e deluso dei cosiddetti intellettuali nati e vissuti in Basilicata.
Solo la cultura e le capacità personali, i talenti possono sconfiggere l’incultura,la stasi, la rassegnazione, l’ignoranza di un popolo addormentato dalle sirene alla Vanna Marchi da cui è stato incantato e soggiogato per decenni da chi si ergeva e da chi intendeva ergersi a classe dirigente regionale che ha ridotto a merce il popolo lucano manipolandolo con operazioni immonde.
Quello che noi lucani dobbiamo chiederci è ,se la scelta di Allam sia giusta, valida, opportuna, non rispetto al Partito che rappresenta, ( il che lo è certamente soprattutto valutando la disastrosa esperienza, il nullismo, lirresponsabilità dei viceconte, ma rispetto agli interessi del popolo lucano che non avendo avuto interpreti nella classe dirigente indigena, potrà sicuramente essere molto bene interpretato, capito, seguito, aiutato e salvato solo da chi ha una vasta e profonda cultura che è la prerogativa alla capacità di conoscere i sentimenti, i bisogni, la Storia del popolo e di amministrarne in modo ottimale e proficuo i suoi bisogni e il suo territorio.
Un Federico II non era estraneo e distante alla gente lucana essendo stato capace di tramandarne i costumi, la cultura, perfino, i vizi sul piano storico.
Speriamo solo di poter dire un giorno . “meno male che Silvio c’era”.

Antonio Montano

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