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di SARA LORUSSO
POTENZA – Non è poi così vero che sia solo il comune a dover pagare debiti (fuori o dentro bilancio) per contenziosi persi. E’ anche l’ente pubblico che, sicuro di essere stato leso in alcuni casi nei propri interessi (che sono interessi della collettività) decide di recuperare somme da privati o società. Nell’elenco dei giudizi aperti in cui è il comune che ritiene di essere in diritto di recuperare risorse, figura anche una vecchia questione legata ad alcuni lavori di messa in sicurezza dello stadio Viviani, instaurato con la società Potenza srl.
E mentre si avvia a conclusione la lunga storia degli espropri finiti male per il comune (sono davvero poche le cause rimaste aperte, spesso con buone possibilità di rivalutazione al ribasso delle cifre richieste per danni da occupazione illegittima di suoli), Palazzo di città non molla la presa su quelli che ritiene i propri interessi (pubblici), con un grande lavoro dell’ufficio legale (che l’amministrazione, in più occasioni ufficiali, ha difeso come “presidio istituzionale” dei diritti dell’ente e della comunità).
Quello con la società sportiva dei rossoblù è un contenzioso che risale ad alcuni anni fa e al momento è in fase di istruttoria. La somma richiesta dall’ente è pari a 25 mila euro e risale a una vicenda antecedente al sequestro preventivo dello stadio Viviani, poi riconsegnato alla città dopo alcuni lavori di adeguamento (era stata aperta un’inchiesta dalla Procura della repubblica perchè gli investigatori ritenevano che l’impianto fosse stato aperto al pubblico in mancanza dei requisiti di sicurezza).
Ma il contenzioso instaurato tra ente e società sportiva risale a qualche mese prima. Perché la convenzione con cui il comune affida lo stadio alla società sportiva (dopo averlo ricevuto a sua volta in concessione dal Demanio) è stata avviata nel 2005: lo stadio poteva essere usato per le attività sportive legate al campionato di calcio; il comune concedeva anche un discreto contributo economico per una serie di lavori di messa in sicurezza previsti dalla convenzione (lavori diversi da quelli indicati dall’accordo tra comune e agenzia statale), entro l’inizio della stagione agonistica. Il comune sostiene di aver versato parte di quel contributo e prima di erogarne la tranche finale, avrebbe chiesto conto dei lavori da eseguire. Per la società l’onere era stato evaso, ma i conti sembrano non siano tornati all’ente che quei lavori li ha svolti autonomamente. Così il comune richiamando la convenzione e gli accordi sottoscritti chiede alla società sportiva la restituzione dell’importo (25 mila euro). In sede di giudizio (ancora in corso) la società si è difesa spiegando di aver invece eseguito i lavori che erano stati contestati come “non fatti”, pronta a fornire le prove. Il giudizio prosegue, ma sempre sulla gestione e l’utilizzo dello stadio Viviani, al momento c’è anche un altro punto di valutazione. Il comune sta valutando alcune spese, circa 180 mila euro, contabilizzate per le utenze della struttura sportiva. Vuole chiarire se, sempre secondo le convenzioni instaurate per la concessione dell’impianto, spettassero alla società o all’istituzione cittadina. E proprio da queste verifiche potrebbe partire, in caso l’ente riscontrasse l’eventualità di un “danno”, un’azione di recupero.
Queste sono solo alcune delle azioni dirette alla tutela del patrimonio (economico) pubblico (per cui comunque ancora non c’è giudizio definitivo) messe in piedi dall’ente. Tra i punti dell’elenco dei contenziosi aperti, anche diverse ingiunzioni di pagamento a privati o enti, nella maggior parte dei casi, per tributi ritenuti come non pagati. Con una congregazione che si occupa di assistenza, ad esempio, è aperto un contenzioso per cui l’ente ritiene di dover ricevere circa 1 milione 700 mila euro; sono invece circa 600 mila euro quelli chiesti, sempre con contenzioso aperto, a una banca in base ad alcuni “conguagli” sui mutui pagati.

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