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di Margherita Agata

SANREMO – Arisa è molto swing. Parola di Lino Patruno. E se lo dice un maestro del suo calibro c’è da credergli. Dopo aver duettato nella passata edizione con un mostro sacro della musica italiana come Lelio Luttazzi, quest’anno la cantante di Pignola sarà affiancata da un altro grande del jazz. «Non conoscevo Arisa – ci ha confidato Patruno, nel corso di una piacevole chiacchierata telefonica a poche ore dall’esibizione sul palco dell’Ariston – Di lei sapevo solo che aveva cantato lo scorso anno con il mio amico Lelio. A propormi il duetto con lei è stata la Warner. Mi sono deciso solo dopo aver ascoltato il brano: si adatta benissimo alle mie corde». L’incontro con Arisa? Fatale. «E’ straordinaria. Ha delle doti non comuni. La sua capacità di sentirsi a suo agio con la mia orchestra e con i tempi diversi del jazz rispetto alla musica leggere mi ha sorpreso. Si è rivelata al di sopra delle aspettative. Sono sicuro che se studiasse un po’ sarebbe una grande cantante jazz». Ma il feeling con Arisa non è soltanto artistico. «E’ nata una bella amicizia – dice Patruno – anche fuori dal palco. A Roma, capita di uscire insieme a lei e a Giuseppe Anastasi». Merito, forse, delle comuni radici meridionali (Patruno è di Crotone)? «Il Sud ha molto da dire – conviene il maestro – ha pensieri più belli che il Nord, dove si pensa molto ai soldi e poco alla cultura». Emozione? «Nessuna – risponde Patruno – Non sono un fan di Sanremo. L’ho seguito solo due volte: nel ‘68 per ascoltare Armstrong e nell’80 per una performance con I Gufi». La terza con Arisa.

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