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di Vito De Filippo*

IL fantasma del nucleare torna ad aleggiare sulla nostra regione. Militano a favore di questo timore sia l’impugnativa da parte del governo della nostra legge regionale numero 1/2010, articolo 8, che, analogamente alle leggi varate dalle Regioni Puglia e Campania (anch’esse impugnate), vincolava ogni decisione relativa ad impianti di produzione elettronucleare o di stoccaggio di rifiuti nucleari ad una previa ed espressa condivisione da parte della Regione, sia l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri, in totale dispregio del parere della Conferenza dei presidenti delle Regioni, del decreto legislativo recante la disciplina per la localizzazione, la realizzazione e l’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
E’ appena il caso di ricordare che, nonostante il Titolo V della Costituzione assegni esplicitamente alle Regioni le prerogative in materia energetica, la legge numero 99/2009 (articolo 25, comma 2, lettera f) prevede che il governo, dinanzi all’indisponibilità delle istituzioni locali, possa esercitare i poteri sostitutivi che la Costituzione (articolo 120) consente solo «nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali», oppure a fronte di «pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica», ovvero se «lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica», o «la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali».
A parte la ferma contrarietà ad una scelta strategica che giudico sbagliata e l’irrinunciabile difesa dell’autonomia della Regione e della comunità regionale su materie di tanto interesse, avverto la portata del rischio che può tornare ad incombere sul territorio lucano in quanto, com’è legittimo e comprensibile, il diniego all’ubicazione di impianti di produzione o di stoccaggio nucleare accomuna in questo momento tutti, o quasi tutti, i candidati alla Presidenza delle Regioni, al di là dello schieramento di appartenenza, e dunque non è improbabile che, in forza del decreto legislativo sopra richiamato, il governo assuma decisioni unilaterali quanto sconsiderate. Per parte nostra, a partire dalle memorabili giornate di lotta di Scanzano, ci siamo sforzati di condurre, con l’ausilio di numerosi e qualificati esperti, il più approfondito esame della materia, pervenendo a ribadire senza incertezze l’assoluta incompatibilità realizzativa in Basilicata di un impianto di produzione elettronucleare o di stoccaggio di rifiuti radioattivi con le caratteristiche, le vocazioni e le esigenze del nostro territorio regionale: un territorio a naturale connotazione turistico – culturale ed a spiccata vocazione per l’economia verde, che ben si armonizza con la ricca disponibilità di risorse energetiche rinnovabili.
Sono sicuro che l’intera comunità regionale concordi con questa impostazione, ma, in un momento delicato come questo, anche per non alimentare facili allarmismi o consentire deteriori strumentalizzazioni, giudico importante che la politica le renda una testimonianza di chiarezza, di coerenza, di trasparenza. Per questa ragione anche al fine di rafforzare la battaglia anti-nucleare intrapresa dalla nostra Regione, chiedo a tutti i più autorevoli protagonisti politici impegnati in Basilicata nell’imminente campagna elettorale di prendere pubblica e puntuale posizione e dichiarare la propria disponibilità, ad opporsi in tutte le sedi utili e in tutte le forme consentite ad iniziative che prevedano la militarizzazione di un’area della nostra regione e la realizzazione in essa di un deposito di scorie o di una centrale nucleare.
*Presidente Regione Basilicata

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