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di MATTEO COSENZA
Non pensiamo agli Stati Uniti: lì, nel momento del bisogno, non ci sono colori che tengano, tutti sono uniti nella difesa del proprio paese e in ogni competizione elettorale un minuto dopo il voto il perdente si complimenta con il vincitore e gli assicura la sua collaborazione nell’interesse nazionale. Ma anche nella nostra Italia così lacerata politicamente, socialmente e territorialmente, non mancano i momenti di grande solidarietà e di unità.
L’Abruzzo, al di là degli sciacalli di cui si parla in questi giorni, ne è la prova più tangibile: non c’è stato solo il sostegno degli italiani ma anche l’impegno unitario di istituzioni, partiti e società civile locali che hanno messo da parte, nelle settimane del dramma, le solite dialettiche per far prevalere lo sforzo comune, in quanto abruzzesi, nel fronteggiare la sventura. In questi giorni in Calabria si è persa un’occasione importante. Fortunatamente non è capitata la tragedia dell’Aquila, ma parti cospicue di territorio sono devastate dalle frane e migliaia di calabresi stanno vivendo ore difficili, di disagio e sofferenza: un flagello che chiede a tutti di fare qualcosa. Certamente si fa e si farà quello che è necessario per aiutarli a venir fuori dalle difficoltà di queste ore, e perciò non intendiamo qui discutere di quello che si sta mettendo in campo, ognuno per la sua parte, chi istituzionale e chi politica. Ma sarebbe stato un segno di grande civiltà se i tre candidati governatori, piuttosto che dividersi per scaricare uno sull’altro colpe e responsabilità, avessero trovato l’occasione per mettersi tutti insieme a disposizione della Calabria e delle cose da fare. Ci sarebbe piaciuto che anche solo uno dei tre – Loiero, Scopelliti e Callipo – avesse riposto nei foderi le armi dello scontro elettorale e fatto prevalere la propria appartenenza alla Calabria. Il tempo della polemica non si farà certo desiderare, ma c’è anche un tempo in cui valori più grandi del proprio interesse di parte dovrebbero essere prioritari. Naturalmente, non è mai troppo tardi, ma per ora prendiamo atto che la politica non contempla ancora in questa regione il valore fondante dell’unità sulle grandi emergenze, che ovviamente non significa appiattimento o perdita della propria identità. La grandezza di un paese sta proprio in questo sentimento, che qualcuno potrebbe chiamare patriottico ma che preferiamo definire responsabile, e che ci dà l’orgoglio di essere per davvero una comunità coesa e in grado di guardare al futuro. Ma forse questo è un sogno.

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