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di NUNZIO FESTAALIANO – Dal bivio di Aliano alla zona Pip per dire «no» alla megacentrale della Gavazzi. Le comunità dell’entroterra ieri mattina sono scese in strada per dimostrare la ferma opposizione al progetto di costruzione da 35 Mwe che si vuole installare in una zona attualmente incontaminata.
Che, allo stesso tempo, non ha industrie neppure nell’area dove queste dovrebbero esserci, ovvero nella zona d’insediamento produttivo. Oltre mille persone, direttamente da Aliano, come da Gorgoglione, Stigliano, Accettura e molti altri paesi dell’area di Acinello hanno fatto scendere gente a valle per una manifestazione aperta dai trattori che esponevano la bandiera della Coldiretti e cavalli montati da uomini del posto.
Al corteo, partito alle 10.30 dal bivio di Aliano per raggiungere la zona industriale, vuota e già recintata per l’ipotesti d’allocazione, hanno preso parte tante altre persone di comitati provenienti, per esempio, da Scanzano, oppure da altre territori che oltre a dire d’una solidarietà profonda condividono battaglie simili e si muovono costantemente per arrivare in lande prese di mira da proposte definite «incompatibili». Lo striscione d’apertura, ovviamente, era quello del Comitato dei Calanchi, del quale fanno parte cittadini di Aliano, ma anche di Gorgoglione e Stigliano.
In testa, dopo le frasi di contestazione del comitato civico in lotta, i gonfaloni di diversi comuni, da quello della stessa Aliano fino a quello di Rotondella, passando per quello d’Accettura. E altri sindaci, nonostante avessero dato solidarietà e vicinanza, non sono riusciti a esprimerla fisicamente per altri impegni. Quando invece avrebbero voluto stringersi intorno al primo cittadino alianese e alle tante forze pronte a manifestare. In mattinata, inoltre, il parroco Piero Di Lecce ha avuto il compito di presentare la raccolta firme che segna il momento simbolico. Con, chiaramente, il «no» alla centrale impresso a chiare lettere. Sul carro posizionato davanti al luogo dove la Gavazzi Green Power spa vorrebbe piazzare l’istallazione, però, è stato l’attore Ulderico Pesce ad animare maggiormente gli animi. Citando Scotellaro e mostrando una riproduzione d’uno dei dipinti più importanti di Carlo Levi: «Beni che si dovrebbero tutelare invece di pensare alle centrali che ammazzano il territorio». Il corteo è stato animato da scolaresche, associazioni, attivisti e ambientalisti. Giovanissimi e anziani camminavano fianco a fianco per un obiettivo condiviso. La paura maggiore è che sotto la finta pelle della centrale a biomasse si nasconda in realtà un vero e proprio inceneritore. E possibilità per permettere il cambio delle carte in tavola paiono esserci. Garantite, insegnano dai comitati, dalle stesse leggi in materia. Ma già se si trattasse solamente d’una centrale a biomasse, tanti cittadini sono pronti a ricordare che il forno dell’installazione «pretende più di 45 tonnellate (20 canne di legname) di biomasse in un’ora, cioè più di 400 mila tonnellate di biocombustibile in un anno».
Materiale legnoso che dovrebbe essere importato contro altro dispendio in termini economici e di danni ambientali, tanto per cominciare. Ma gli argomenti per la contrarietà sono davvero tanti.

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