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di Leo Amato

POTENZA – «Non si può fare la battaglia antinucleare con chi fa i distinguo tra la terza e la quarta generazione di reattori».
È una chiusura netta quella che arriva dai movimenti di base rispetto agli argomenti del dibattito politico sul ritorno al nucleare, e la maniera di rivendicare una posizione altra e indipendente rispetto agli interessi economici in gioco, nonché la stagione elettorale in corso. Lo spiega bene il titolo della relazione di Giorgio Ferrari, intervenuto in pubblico sul tema ieri sera a Potenza, a lungo responsabile della sorveglianza sulla fabbricazione del combustibile nucleare dell’Enel, membro del primo “comitato politico” interno, quindi dell’esperienza del noto collettivo di via dei Volsci a Roma: “Il nucleare è impossibile”, con le carte alla mano. A meno che il programma civile non nasconda gli investimenti della Difesa.
L’occasione della presenza di Ferrari ieri sera a Potenza è stata l’assemblea del “Coordinamento antinucleare salute-ambiente-energia”, che è un’iniziativa nata circa un anno fa nella capitale dagli animatori della rivista “Rossovivo”, storico laboratorio di idee dei movimenti di base negli anni Settanta. Come si conviene a questo tipo di occasioni anche il luogo non è stato scelto a caso, ma si è andati nell’unica sala in città messa ancora a disposizione gratuitamente, che poi sarebbe il Mediafor dell’istituto magistrale Emanuele Gianturco di viale Zara. L’obiettivo dichiarato è stato la costituzione di una sezione lucana che raduni «tutti i soggetti, le associazioni ambientaliste, i sindacati, i comitati di lotta per la ripubblicizzazione dell’acqua, contro le discariche, e gli inceneritori, che intendono contrastare lo scellerato progetto autoritario e ipercentralista del governo Berlusconi», e in conclusione la costruzione delle nuove centrali. L’appello è stato diffuso in rete da circa un mese, e hanno risposto in tanti che hanno riempito la sala quasi piena, sotto l’insegna della lotta alla “dittatura” dell’atomo. Erano presenti tra gli altri la Fiom con il segretario regionale Giuseppe Cillis, Rosalba Guglielmi delle Rappresentanze sindacali di base (Rdb-Cub), Giuseppe Stigliani del Libero sindacato agricolo di Scanzano, i movimenti Noscorietrisaia e Cittadinanzattiva, il centro sociale Reset di Potenza, e i principali esponenti regionali del Partito della rifondazione comunista. I referenti del coordinamento per la Basilicata sono Francesco Masi e Casimiro Longaretti, memoria viva di trent’anni di lotte ambientaliste dai campeggi antinucleari nel metapontino alla fine degli anni settanta, fino alle divisioni di questi giorni, passando per la sommossa popolare di Scanzano nel 2003. L’apertura è toccata a Masi che ha definito «allucinante» il meccanismo delle compensazioni previsto dai recenti interventi normativi, «che si sono fatti beffe dei risultati del referendum del 1987». Forte la vocazione antiliberista nel suo intervento, e l’affermazione della necessità di riconquistare almeno su questi temi la dimensione di un bene comune. «Nel governo delle fasi del programma di ritorno al nucleare – ha affermato più volte sempre Masi – è insito il pericolo di una riforma in senso autoritario dello stato, e può servire ad esempio ma molto in piccolo la repressione delle proteste nei mesi scorsi contro la costruzione delle discariche e gli inceneritori in Campania». Dunque un “no” secco, che è il preludio della mobilitazione che verrà, se la “vocazione” all’atomo di questa terra dovesse ritrovare spazio nelle prossime deliberazioni del Governo o della Sogin.

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