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In Calabria, l’associazione ambientalista Wwf chiede ai candidati alle elezioni regionali di esprimersi su una serie di problematiche: «dare immediata attuazione, alla luce della diffusa emergenza idrogeologica, al Piano di Difesa del suolo della Regione, accelerando le procedure per l’avvio delle diverse fasi di intervento; emanare una legge per la difesa delle coste individuando una fascia di divieto assoluto di edificazione». Il Wwf chiede poi di «confermare la decisione assunta nel dicembre 2009 dalla Giunta regionale di uscita dal Consiglio di amministrazione della Stretto di Messina SpA, confermando la propria opposizione alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e destinando il finanziamento di 1,3 miliardi di euro, ad oggi congelato, per questa opera al risanamento del territorio».
Un’altra richiesta riguarda il settore energetico ed in particolare il Wwf sollecita il futuro presidente a «bloccare, alla luce del fatto che la Calabria esporta il 54% dell’energia prodotta, sia il progetto di centrale a carbone di Saline Joniche che la riattivazione della centrale a biomasse del Mercure (in pieno parco del Pollino) e, nel contempo, incrementare i fondi per il risparmio energetico e per il fotovoltaico e rivedere il tetto di impianti eolici da realizzare (grazie anche alla individuazione delle aree idonee che escludano le aree protette e le zone montane)».
L’iniziativa del Wwf ha carattere nazionale. Dalle richieste specifiche emerge, un «Decalogo dell’Ambiente», è scritto in una nota dell’associazione, con temi comuni a tutto il territorio e una «Mappa delle emergenze ambientali» di ciascuna regione come il recupero di cave, l’istituzione di parchi, interventi strutturali per il trasporto, la revisione di opere a forte impatto ambientale, piani di azione per la biodiversità, permessi di estrazione petrolifera, normative specifiche sulla tutela delle coste, impianti di recupero rifiuti. «Mai come in questo momento di ripetute crisi ambientali – ha sostenuto Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia – è fondamentale il ruolo delle Regioni. Eppure c’è ancora una sproporzione tra le competenze attribuite alle Regioni in materia ambientale e le risorse messe a disposizione. Infatti queste spendono oggi per l’ambiente in media 75 euro l’anno pro capite, una cifra che complessivamente è pari a solo lo 0,31 per cento del Pil (poco più di 2,4 miliardi di euro: il 64% destinato alla difesa dell’ambiente, il 36% a gestire le risorse naturali, fonte Istat).

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