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di ROSSELLA MONTEMURRO
NELL’hinterland sono due i casi di stalking più eclatanti per i quali sono stati necessari i domiciliari.
Ad un anno dall’attivazione della task force antistalking, istituita dal Comando provinciale dei carabinieri di Matera, in linea con le direttive del Comando generale dell’Arma, le misure restrittive più pesanti hanno riguardato un venticinquenne materano e un cinquantatreenne pisticcese.
Per entrambe le storie, il copione è, grosso modo, simile: vittime sono le donne diventate improvvisamente “bersaglio” di latin lover troppo insistenti, ex partner che non accettano la fine di una relazione o uomini conosciuti per caso che diventano assillanti e molesti (tra le tipologie dello stalker rientrano il risentito, il corteggiatore incompetente, il bisognoso d’affetto, il respinto, il predatore).
Tradotto letteralmente, stalking significa “fare la posta”: appiattarsi, aspettare la preda, attaccarla, secondo il gergo di caccia.
Con stalking si intendono una serie di atti persecutori che mettono in ansia chi li subisce. Da un anno anche in Italia, è diventato reato: il 612 bis del codice penale, punito dai 6 mesi a 4 anni. Si aggrava se è commesso da persone che hanno avuto una precedente relazione con la vittima, se lo stalker è armato o mascherato, se la vittima è un minore o un disabile, se la violenza è esercitata in gruppo.
Per il tenente colonnello Domenico Punzi, comandante provinciale dei carabinieri, quello raggiunto dalla squadra antistalking, coordinata dal tenente Annalisa Pomidoro, è un bilancio positivo: «Un bilancio che conferma – ha affermato il tenente colonnello – la presenza costante dell’Arma con le Stazioni in 28 Comuni della provincia e presidi di Stazione Mobile negli altri». Per contrastare lo stalking e le violenze sulle donne, il Comando provinciale ha promosso l’operazione Penelope.
Il primo arresto per stalking nel Materano, a dicembre dello scorso anno, ha riguardato un artigiano pisticcese che ha iniziato a perseguitare una trentatreenne, conosciuta mesi prima per motivi di lavoro e diventata in poco tempo oggetto di atteggiamenti persecutori.
Centinaia di messaggi telefonici, squilli e minacce hanno per giorni tormentato l’esistenza della donna, causandole un forte stato di ansia, tanto da rendere necessario modificare le abitudini di vita.
Stanca di subire, la ragazza si è rivolta alla Stazione dei carabinieri di Marconia.
Prima dei domiciliari, per far desistere il cinquantatreenne, era già stata emessa una misura di inibizione da parte dell’Autorità Giudiziaria. Ma non era bastata. Lo stalker si era calmato solo momentaneamente, per poi riprendere a “tormentare” la vittima con le sue “attenzioni” indesiderate.
Alcune settimane fa i carabinieri lo hanno fermato e accompagnato a casa, dove è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari.
Anche per il venticinquenne materano non era stata sufficiente l’ordinanza cautelare personale di inibitoria in relazione ad atti persecutori notificata nello scorso ottobre dai carabinieri della Stazione di Matera. Nonostante il divieto assoluto di contattare in qualsiasi modo l’ex fidanzata e la sua famiglia, nonché il luogo di residenza, il domicilio e la sede lavorativa, il ragazzo ha continuato a tentare di avvicinarla.
Per la donna, l’incubo è finito quando i militari dell’Arma hanno eseguito nei confronti dello stalker la misura di custodia cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Tribunale di Matera.

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