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Un protocollo d’intesa per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri per i lavori di realizzazione della variante di Cannitello, una delle prime opere legate alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Lo hanno sottoscritto oggi al Viminale alla presenza del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, l’amministratore della società stretto di Messina, Pietro Ciucci, l’amministratore delegato della società di progetto Eurolink, Michele Leone, e i rappresentanti di Cgil Cisl e Uil.
L’opera prevede la deviazione della linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria proprio in corrispondenza di Cannitello, e costerà 30 milioni di euro. Dunque vista la grande mole di denaro, legittimi i timori di chi pensa ad un interesse della criminalità organizzata.
Il protocollo prevede di rendere impermeabile alla malavita organizzata l’accesso ai lavori. Quindi ci saranno verifiche anti mafia preventive, saranno controllate le ditte, le società appaltatrici e sub appaltatrici. Ci saranno controlli nei cantieri per quanto riguarda le persone, gli automezzi e i materiali. Saranno monitorati inoltre i flussi finanziari e tracciato ogni movimento di denaro legato ai lavori: tutto dovrà essere rintracciabile. Presso la prefettura sarà istituito un tavolo per il monitoraggio del reclutamento della manodopera locale.
«Il protocollo – ha spiegato Maroni – è un momento importante per affermare la legalità nei lavori per le infrastrutture. Questa è un’opera che segna un punto di svolta perchè mette in campo tutte le forze: le istituzioni le imprese e le forze sociali. Tutti insieme a combattere contro la criminalità organizzata». Maroni ha ringraziato i sindacati per il ruolo che svolgono nella tutela dei lavoratori e ha sottolineato che questo modello di protocollo, se funzionerà, potrà essere applicato sia ai lavori per la ricostruzione del terremoto, sia per l’Expo di Milano.
Parlando della tutela dei lavoratori più deboli, degli immigrati, il ministro dell’Interno ha sottolineato che «si se applicasse con rigore la legge Bossi-Fini, tante irregolarità non si verificherebbero: penso ad esempio all’obbligo dell’alloggio al lavoratore da parte del datore di lavoro». «Questa contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle grandi opere – ha detto ancora il ministro – è una sfida che io voglio vincere». Per Pietro Ciucci la firma del protocollo di legalità «conferma la nostra adesione ai principi della trasparenza e della legalità».

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