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di MARIA TERESA LABANCA
POTENZA – C’è una questione di regole democratiche da garantire, e, sul versante opposto, ci sono le ragioni di un’impresa che non sta vivendo un momento facile, da tutelare. La verità, forse – anche in questo caso, come gran parte delle volte – sta nel mezzo. Ma nel frattempo è nel range racchiuso tra questi due estremi che la politica si confronta, scoprendosi divisa, rispetto alla questione dell’assenteismo elettorale nella fabbriche. Ossia quel fenomeno che puntualmente si ripete, in occasione delle elezioni: gli operai lucani abbandonano in massa i luoghi di lavoro, per seguire da vicino le operazioni di voto, in qualità di rappresentati di lista o di scrutatori. In Basilicata la questione assume proporzioni preoccupanti. Ed è più rilevante di quello che si immagina, se per qualche imprenditore diventa addirittura motivo per definire meno attrattivo, in termini produttivi, il territorio. Quest’anno poi la mossa giocata d’anticipo da Fiat, che propone di chiudere la fabbrica nei tre giorni dedicati alle operazioni di voto, ha fatto esplodere un vero e proprio caso.
Da cui i partiti non possono sentirsi esclusi, visto che il fenomeno attiene più genericamente al rapporto della politica con il territorio. Ma i pareri, come già detto, sono più che mai divisi. Almeno quelli che abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli candidati in campo per le prossime regionali, rappresentativi del mondo dell’impresa.
Distanze, quelle tra gli intervistati, che rispecchiano grossomodo le differenze di cultura politica di provenienza. Giuseppe Cillis, ex da qualche giorno del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, candidato di Federazione della Sinistra, che ha scelto di aprire la sua campagna elettorale davanti ai cancelli delle fabbriche, non ha dubbi: «La democrazia ha dei costi – sostiene – Anche per le imprese. Ma non mi sembra di certo opportuno che il mondo dell’industria gridi allo scandalo, visto che nella maggior parte dei casi sono i lavoratori a doversi misurare con ripetuti sacrifici. Fiat, poi, fino a quando non si metterà a posto con il piano industriale, ai nostri lavoratori non ha da rimproverare proprio nulla». All’estremo opposto, Pasquale Cialdella, direttamente interessato alla questione in quanto imprenditore del settore edile stradale, candidato nella lista Mia-autonomia lucana. Per il quale «con la storia della difesa della democrazia e delle libertà, il sindacato di sinistra ha consentito che si radicasse un senso di inciviltà nel rapporto con il lavoro e che si alzasse un muro di odio tra operai e imprenditori». Tutto questo, per Cialdella, ha conseguenze molto gravi per il territorio. «Casi come quello della Lasme lo dimostrano. In ogni paese lucano trenta padri di famiglia hanno perso il posto. Mentre il centrosinistra rimane del tutto indifferente». Matteo Bisaccia, ex direttore di stabilimento dell’Italtractor, e ora amministratore delegato dello stesso gruppo in Spagna, candidato con l’Udc è fortemente convinto che il fenomeno dell’assenteismo elettorale che si ripropone ogni anno, sia prima di tutto «una questione di approccio culturale». «Che va sradicato – aggiunge – per rendere il territorio più ricettivo, attraverso lo sviluppo di una vera competitività di sistema basata su efficienza, sviluppo, mercato e ricerca». Insomma, se il “fuggi fuggi” dalle linee produttive è uno degli elementi che può togliere qualità a un territorio già di per sé problematico, c’è da stare attenti: quello che oggi può apparire come il sacrosanto diritto di un lavoratore, domani potrebbe trasformarsi in un danno per lo stesso operaio. Se non fosse che, ricorda Vincenzo Folino, ex assessore alle Attività produttive, oggi nuovamente candidato nel Pd, «gli esercizi democratici, come quelli in questione, sono un bene supremo, che non possono essere messi in discussione. Soprattutto di questi tempi, in cui stiamo assistendo a un attacco ai diritti fondamentali da parte del governo di centrodestra».
Per Alfonso Ernesto Navazio, commissario dimissionario del Consorzio industriale di Potenza, oggi candidato con “Io Amo la Lucania” «non si può negare il diritto fondamentale dei lavoratori di presiedere alle operazioni di voto per verificare che tutto si svolga in trasparenza». Ma, d’altro canto, «dovrebbero essere i partiti a garantire maggiore vigilanza e una “selezione” più rigorosa per evitare che la partecipazione si traduca in una semplice giornata persa per rappresentanti di lista improvvisati». Una delle soluzioni possibili, a esempio, è quella che menziona l’assessore alle Attività produttive, Gennaro Straziuso: «Utilizzare quelle persone che al momento non sono impegnate con il lavoro per non mettere in discussione un equilibrio già di per sé molto fragile». La proposta di Fiat «appare comunque esagerata rispetto al problema». Secondo l’assessore, dovrebbe prevalere maggiore responsabilità da parte di entrambi. «Soprattutto da parte di chi ha la priorità di creare sviluppo e garantire posti di lavoro».

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