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Un intreccio tra politica e cosche della ‘ndrangheta emerge dalla deposizione del collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio sentito nel corso del processo ‘Cent’anni di Storia’ dinanzi ai giudici del tribunale di Palmi.
Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri della Dda di Reggio Calabria, Roberto Pennisi e Roberto Di Palma, il collaboratore di giustizia ha parlato dei contatti del boss di Gioia Tauro, Rocco Molè, con esponenti della politica regionale per arrivare ad imporre la nomina del presidente dell’autorità portuale.
Virgiglio in aula ha detto che Molè gli aveva confidato che per poter arrivare alla nomina del presidente dell’autorità del porto lui si sarebbe mosso chiedendo alle famiglie della ‘ionica’ di avvicinare l’allora presidente della Provincia, Pietro Fuda, mentre per avvicinare il presidente della Camera di commercio di Reggio Calabria ci avrebbe pensato Vito Foderaro che doveva diventare, secondo i programmi del boss, il presidente dell’autorità portuale.
Il collaboratore di giustizia ha raccontato anche che Mole’ gli avrebbe detto che poteva avvicinare l’allora sindaco di Gioia Tauro, ed imputato nel processo, Giorgio Dal Torrione, perchè durante la campagna elettorale la sua famiglia lo aveva appoggiato garantendogli un pacchetto di voti.
Virgiglio ha riferito inoltre che Mole’ avrebbe pensato in qualche modo di sfruttare l’appoggio elettorale ‘che aveva dato – ha detto – ad un consigliere regionale di cognome Tripodi, chiarendo che si trattava di un medico di Reggio Calabria che faceva parte del partito di Mastella nel centrosinistra, al quale la ‘famiglia’ aveva garantito un pacchetto di voti durante le elezioni regionali del 2005′.
Nel corso della deposizione il collaboratore di giustizia ha confermato quanto aveva già dichiarato nel corso del suo interrogatorio nel carcere di Rebibbia relativamente all’interesse di Rocco Molè verso i futuri cantieri del ponte sullo Stretto di Messina.

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