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E’ finita questa mattina la latitanza di Pasquale Manfredi, di 33 anni, è stato arrestato dalla squadra mobile di Crotone. L’uomo, considerato un elemento di spicco della cosca Nicoscia-Manfredi di Isola Capo Rizzuto, era ricercato dal novembre dello scorso anno quando sfuggi all’arresto nell’ambito dell’operazione «Pandora» condotta dalla polizia.
Manfredi latitante dal 4 dicembre 2009, figurava nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi.
Manfredi Pasquale è ritenuto responsabile di 2 omicidi, quello di Arena Carmine e di Tipaldi Pasquale, avvenuti rispettivamente nell’ottobre 2004 e nel dicembre del 2005. Secondo gli investigatori, è senza ombra di dubbio il più pericoloso pregiudicato della provincia crotonese, sospettato di aver eseguito numerosi altri omicidi, sui quali la locale Squadra Mobile sta svolgendo approfondite e meticolose indagini.
SU FACEBOOK ERA “SCARFACE”
Si faceva chiamare ‘Scarface’ – come il trafficante di cocaina interpretato da Al Pacino nel film diretto da Brian De Palma – Pasquale Manfredi, arrestato nella notte dalla polizia a Isola Capo Rizzuto. Gli uomini della squadra mobile di Crotone assieme a quelli del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia scientifica sono arrivati a lui proprio grazie ad internet: Manfredi, infatti, usava una chiavetta per collegarsi a Facebook, che utilizzava non solo per lavoro. Gli agenti dello Sco sono così riusciti ad intercettarlo e a capire dove si trovava e stanotte poco dopo le tre è scattato il blitz.
L’OPERAZIONE e L’ARRESTO
I poliziotti hanno circondato un palazzo in via Kennedy di tre piani e hanno fatto irruzione proprio mentre Manfredi, che abitava in un appartamento al secondo piano, tentava di fuggire sul tetto. Il latitante è stato immobilizzato e non ha opposto resistenza. Gli inquirenti considerano Manfredi un sicario «freddo e crudele» della cosca Nicosia e lo accusano di diversi reati tra cui associazione di tipo mafioso, omicidi, traffico illegale di armi, estorsione. Manfredi è ritenuto tra l’altro responsabile degli omicidi di Carmine Arena, ucciso nell’ottobre 2004 con un bazooka e di Pasquale Tipaldi, avvenuto a Natale del 2005. Il boss avrebbe anche frequentato una sorta di scuola di guerra nella zona di Pavia, dove si sarebbe specializzato nell’uso delle armi da guerra.
A SCUOLA DI GUERRA
Avrebbe frequentato per oltre un anno una sorta di «scuola di guerra» nella zona di Pavia, con lezioni di tecnica d’uso di armi belliche, come mitragliatori e sostanze esplodenti. Il tutto a spese e per conto della cosca d’appartenenza, Pasquale Manfredi, detto «Gaetano», arrestato nella notte dalla polizia ad Isola Capo Rizzuto.
La famiglia di «Gaetano» è destinataria di un precisa quota del denaro proveniente dal «pizzo» e lui si era ritagliato un ruolo di primo pieno sia nella riscossione coatta sia negli interventi di intimidazione personale a danno di quanti manifestavano la volontà di sottrarsi al ricatto. Per gli inquirenti, si tratta senza dubbio del «più pericoloso pregiudicato della provincia crotonese, sospettato di aver eseguito numerosi altri omicidi», sui quali la Squadra mobile continua ad indagare. Pasquale Manfredi, sposato e padre di due ragazzi, era sfuggito una prima volta all’arresto il 26 novembre 2009, nell’ambito dell’operazione denominata «Pandora», quando venne eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro a carico di 35 pericolosi pregiudicati, sodali delle contrapposte cosche di ‘ndrangheta Arena e Nicoscia, preminenti ad Isola Capo Rizzuto e dedite a reati associativi finalizzati alla commissione di omicidi, estorsioni, traffico di armi e stupefacenti.

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