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di ARMANDO QUATTRONE
Qui Germania. Luglio 2009. Ulla Schmidt, ministra della Sanità del primo governo guidato dalla cancelliera Merkel, viene travolta da uno scandalo: ha utilizzato l’auto blu con chauffeur a sua disposizione per andare in villeggiatura estiva in Spagna. In altre parole ha usato l’auto di servizio pagata da tutti i contribuenti tedeschi per godersi una vacanza al sole mediterraneo, andando contro la legge che prevede l’uso dell’auto blu solo nello svolgimento delle funzioni pubbliche. Come conseguenza il suo partito di appartenenza, l’Spd, ha deciso di non ricandidarla alle elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco. La ministra Schmidt è così tornata a essere semplicemente la signora Schmidt perché si era avvalsa di un privilegio, seppur minimo, per elevarsi al di sopra dei suoi concittadini che, evidentemente, prendono l’eguaglianza democratica come qualcosa di estremamente serio. Febbraio 2010. Berndt Röder, presidente del Senato della città di Amburgo, è costretto a dimettersi travolto da uno scandalo: ha fatto intervenire gli spazzaneve comunali per farsi sgomberare la via di casa intasata dalla neve e dal ghiaccio. Si è avvalso cioè della sua posizione di autorità politica cittadina per evitare i disagi del rigido inverno amburghese mentre i suoi concittadini restavano bloccati, con le strade impercorribili e i marciapiedi scivolosi come piste di pattinaggio. Gli spazzaneve comunali sono intervenuti su ordine del presidente ma poi hanno diffuso l’accaduto. Le immediate scuse e avventate giustificazioni non sono bastate a calmare un’opinione pubblica inferocita che non poteva in alcun modo giustificare un accesso privilegiato ai servizi pubblici da parte di un politico. In un estremo tentativo di recuperare popolarità, il presidente Röder ha elargito una cospicua donazione alla Croce Rossa tedesca. Ciò ha fatto ancora di più inferocire i cittadini amburghesi che hanno visto in questo gesto un poco elegante tentativo di riacquistare, con una donazione in denaro, la propria credibilità. Alla fine solo una via, per ironia della sorte, è rimasta praticabile al povero Sig. Röder: le dimissioni. Da ultimo, a inizio 2010, uno scandalo travolge Christian Wulff, presidente della Regione della Bassa Sassonia: aveva comprato un biglietto aereo “economico” per un viaggio familiare ma poi aveva accettato che le hostess della compagnia aerea li facessero accomodare nei posti “business”, decisamente più costosi di quelli in loro possesso. Il presidente Wulff viene travolto da un’opinione pubblica indignata: perché un politico che può permettersi di pagare il biglietto di prima classe paga invece uno di seconda ma viaggia comunque in prima, mentre un qualunque altro cittadino tedesco non avrebbe ricevuto pari trattamento? Il presidente Wulff evita le dimissioni solo perché ammette pubblicamente di aver trasgredito la legge, paga la differenza del biglietto e rende chiaro che si è pur sempre trattato di un incidente perché egli non aveva fatto alcuna richiesta di venire privilegiato dalla compagnia aerea. Qui Italia. Giorno dopo giorno scopriamo che il privilegio della classe politica è diventato sistematico. Scopriamo che le decisioni pubbliche, che riguardano ciascuno di noi, sono prese nell’interesse esclusivo di una classe politica in combutta con la peggiore imprenditoria di sciacallaggio che non si fa scrupoli a speculare sulle macerie e i cadaveri del terremoto abruzzese, né tanto meno a trasformare il corpo delle donne in merce di compravendita di favori. Perché riportiamo questi “scandali” scoppiati in Germania che appaiono microscopici se raffrontati a quanto accade in Italia? Non certo per santificare l’erba del vicino e svilire il nostro paese nel raffronto con le altre realtà europee. Bensì perché crediamo che osservare dall’Italia quel che è accaduto recentemente in Germania abbia uno scopo “terapeutico”: ci aiuti a capire quanto ci siamo allontanati dal rispetto dell’intoccabile eguaglianza dei cittadini in una democrazia. Riportare questi “scandali” ci aiuta a capire l’enormità dell’emergenza democratica che viviamo in Italia. Ci aiuta a combattere l’assuefazione che ci fa percepire come normali o addirittura come banali i casi da noi qui riportati. La differenza tra la realtà tedesca e quella italiana sta nei tre capisaldi che reggono una sana democrazia. Primo, i partiti vigilano sulle “mani pulite” dei propri esponenti. Quei politici che si macchiano del mancato rispetto delle regole democratiche non solo non vengono difesi ma vengono rimossi e non trovano accasamenti di comodo in altri partiti o partitini. Secondo, la magistratura può sorvegliare con serenità sul rispetto della legge da parte dei politici così come di tutti i cittadini. Nessun politico, men che meno il capo del governo, oserebbe elevarsi al di sopra della legge perché i cittadini non accettano che la legge valga per qualcuno meno di quanto vale per loro. Terzo, in Germania i mass media non sono né in mano a un esponente politico di qualsivoglia grado né concentrati in trust economici collusi con il potere politico. Tv, radio e giornali sono liberi e indipendenti, quindi riescono a informare l’opinione pubblica. Al contrario in Italia i cittadini non sono messi in condizione di giudicare sull’operato del governo e delle opposizioni semplicemente perché ricevono un’informazione di parte, parziale, dunque falsata. Non importa quel che i politici dicono o fanno perché quel che apparirà sarà sempre scientemente filtrato da chi, stando in politica, controlla gran parte dell’editoria e tiene sotto minaccia la restante parte. Il problema è che tutto ciò continuerà ad accadere nel nostro paese finché colui che controlla i mass media e si avvantaggia della commistione tra affari e politica, delegittima la magistratura e sfascia le leggi dello Stato per mantenere la propria impunità, siederà al vertice del nostro sistema politico.

*Ricercatore universitario
università di Amburgo
dipartimento di Sociologia

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