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Due ville lussuose in un complesso residenziale di pregio a San Nicola Arcella; un capannone industriale; 11 auto ed una moto di lusso; aziende e polizze vita: sono i beni che la polizia ha sequestrato stamani a Fabio Antonio Falbo, di 38 anni, di Corigliano Calabro, inserito nella cosca Abbruzzese e che, secondo gli investigatori, è praticamente privo di reddito.
Sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, Falbo è attualmente detenuto dopo essere stato arrestato il 22 maggio 2009, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro. La cosca di cui è accusato di fare parte, opera nel territorio dei comuni di Cassano Ionio, Corigliano e Rossano, per il controllo e lo sfruttamento delle risorse economiche della zona. Secondo gli investigatori, gli Abbruzzese attuano una «politica stragista volta al sistematico assassinio di coloro che, seppure potenzialmente potevano contrastarne l’egemonia criminale in tutta la provincia d Cosenza».
Falbo, insieme ad altri, avrebbe avuto il compito di tenere i contatti con il gruppo di Corigliano e la funzione di basista negli omicidi da compiere proprio in quel territorio. In particolare, secondo l’accusa, Falbo avrebbe partecipato agli omicidi di Giorgio Salvatore Cimino, padre di due pentiti, ucciso nel giugno del 2001, Giuseppe Vincenzo Fabbricatore e Vincenzo Campana, assassinati in un agguato a Corigliano il 25 marzo 2002, «studiando le abitudini per prepararne l’assassinio».
Le indagini che hanno portato al sequestro, che rientrano in un piano disposto dal questore di Cosenza Giovanni Bartolomeo Scifo, sono state condotte dall’Ufficio misure di prevenzione della Questura, diretto da Raffaella Pugliese, in collaborazione con il Nucleo prevenzioni crimine Calabria diretto da Michele Abenante.
Con quello di oggi salgono a 19 i sequestri di beni operati dalla Questura di Cosenza per un ammontare di circa 100 milioni di euro. In 12 casi sono state già disposte le confische per un ammontare complessivo di 83 milioni di euro.

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