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Immobili, ville, terreni, conti correnti bancari, aziende, per un valore di circa otto milioni di euro sono stati sequestrati dalla polizia nel crotonese I beni, secondo l’accusa, erano nella disponibilità di Vito Mazzei, di 34 anni, ritenuto un elemento di spicco della cosca Megna, e di Roberto Bartolotta, di 46 anni, parente di Pantaleone Russelli, capo dell’omonima cosca. I due sono indagati nell’operazione Perseus, condotta dalla polizia nel novembre 2008 contro le cosche del crotonese e che portò all’arresto di una ventina di persone.
In particolare sono stati posti sotto sequestro un distributore di carburanti in città, un negozio di abbigliamento, un villa in costruzione, magazzini, un terreno e conti correnti bancari.
Tali beni erano nella disponibilità di Vito Mazzei, 34 anni, residente nella frazione Papanice, ritenuto elemento di spicco della cosca Megna, e di Roberto Bartolotta, 46 anni, di Crotone, uomo di fiducia del clan avverso capeggiato da Leo Russelli, al quale è legato anche da rapporti di parentela. Nel caso di Mazzei i beni sono stati direttamente confiscati mentre quelli di Bartolotta sottoposti a sequestro.
Quella di oggi rappresenta la seconda fase dell’operazione ‘Dirty investments’ con la quale, nell’ottobre 2009, sono già stati sequestrati beni per 35 milioni di euro a persone ritenute affiliate alle cosche di Papanice coinvolte nell’indagine antimafia ‘Perseus’.
In quella occasione il Tribunale ritenne di effettuare ulteriori accertamenti sulla richiesta di sequestro avanzata nei confronti di Mazzei e Bartolotta, alla luce dei quali ha deciso di adottare i provvedimenti eseguiti oggi. «Provvedimenti che confermano pienamente le risultanze investigative – ha spiegato il questore di Crotone Giuseppe Gammino nel corso di una conferenza stampa – nei confronti dei due soggetti, ritenuti elementi di spicco delle cosche locali». Il questore Gammino ha quindi sottolineato la grande attenzione riservata dalle forze di polizia e dall’autorità giudiziaria alla lotta contro i beni accumuluti dalla criminalità organizzata.
Il vice dirigente della squadra Mobile di Crotone Cataldo Pignataro ha evidenziato che «ad appena due anni dall’inizio della faida di Papanice, la risposta giudiziaria è stata immediata, prima con gli arresti già sfociati in numerose condanne, poi con l’aggressione ai patrimoni». Pignataro ha ricordato che all’interno della squadra Mobile è stato costituito un apposito gruppo di lavoro del quale fa parte anche personale del Servizio centrale operativo e della Divisione anticrimine che si è occupato prevalentemente di individuare i patrimoni delle cosche per arrivare alla loro confisca.

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