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I carabinieri della Compagnia di Taurianova, un anno e mezzo dopo l’operazione che consentì il sequestro di quattro terreni coltivati ad uliveto e di due fabbricati a Giuseppe Foriglio, 56enne pluripregiudicato di Cinquefrondi, fratello di Fortunato, detto “Barrittazza”, sono tornati a sferrare un duro colpo al patrimonio del clan, questa volta con un decreto emesso dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione misure di prevenzione. Il provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia, trae origine proprio dal sequestro eseguito due giorni prima di Natale del 2008, quando i Carabinieri di Taurianova operarono in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Palmi, sequestrando beni per circa 100.000 euro. I militari, che considerarono quel risultato non già un punto di arrivo, ma bensì un punto di partenza per monitorare l’esatta consistenza del patrimonio riconducibile a Foriglio, che si trova tuttora in carcere, da quando nell’estate del 2008 fu arrestato, sempre dai Carabinieri, perché sorpreso mentre coltivava una vastissima piantagione di canapa indiana, nella quale si contavano oltre 3000 piante. Non è però solo questo l’unico precedente di Foriglio, che fin dal 2004 è stato sorvegliato speciale di pubblica sicurezza ed ha precedenti per reati cha spaziano da quelli contro il patrimonio all’associazione mafiosa.
Gli approfondimenti investigativi svolti dai carabinieri del capitano Raffaele Rivola, che si è avvalso dell’operato del tenente Antonio Quarta, ora trasferito a Roma, e del tenente Marco Filippi, attuale Comandante del Nucleo Operativo, hanno consentito, anche attraverso il prezioso operato di consulenti tecnici, di stabilire che i redditi delle due persone cui erano intestati tutti i beni individuati erano talmente irrisori da non giustificare il possesso dell’intero patrimonio che, evidentemente, doveva avere un diverso proprietario occulto. Anche in questo caso, il reale dominus del patrimonio è risultato essere Foriglio che, essendo a sua volta privo di redditi, ha portato gli inquirenti a ritenere che gli stessi beni siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego. Per questo motivo è scattata la applicazione della misura di prevenzione patrimoniale con il sequestro eseguito oggi con l’apposizione dei sigilli a quattro terreni coltivati ad uliveto, uno coltivato ad agrumeto, due fabbricati rurali insistenti in quei terreni, un appartamento e, soprattutto, una intera azienda agricola per l’allevamento di ovini e caprini e la produzione di latte, con relativi capannoni e macchine agricole e con un gregge di quattrocento pecore. Il valore complessivo dei beni, che ricomprendono anche quelli già sequestrati poco prima di Natale (che tuttavia costituiscono solo una minima parte del sequestro di oggi), si potrebbe aggirare tra i 250 ed i 300 mila euro, ma è ancora presto per una stima precisa. Il solo gregge potrebbe valere circa 80 mila euro. I militari hanno anche sequestrato dei conti bancari.
Anche questa volta, Foriglio aveva fittiziamente intestato l’ingente patrimonio a dei prestanome, per eludere l’applicazione delle misure preventive previste dalla legislazione antimafia, che potrebbero portare finanche alla confisca definitiva dei beni con la loro destinazione a fini di utilità sociale.

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