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di FRANCO LARATTA*
C’è qualcosa di antico e di profano in questa nostra terra. Anche nelle sue più sorprendenti cerimonie religiose (spesso malviste dalla Chiesa stessa), la fede popolare detta il tempo, i modi, i ritmi. Avvolge tutto nel mistero del sangue e della fede, fonde il sapere della civiltà con il sapore del “selvaggio”, sfida le certezze di un secolo che sembra non guardare più al futuro. Sacro e profano, mistero e conoscenza, sangue e preghiera. La Calabria dei suoi mille riti e delle sue secolari cerimonie religiose, resiste alle tentazioni della modernità, alla irrealtà di facebook, al valore della materia. Quando a Verbicaro, la notte dello scorso Giovedi Santo, ho visto i Vattienti battersi a sangue lungo le strade del paese, il pensiero è volato rapidamente alle più cupe storie del nostro Medioevo; ma i rumori dei bar del paese, aperti tutta la notte per servire whisky e coca in abbondanza a decine e decine di giovani curiosi provienti da lontano, riportavano immediatamente il tempo ai giorni nostri, alle sue miserie e ai suoi peccati. Whisky e Vattienti, antico e moderno, fede e bestemmia. Le contraddizioni di una società che lotta tra passato e presente, tra futuro e mistero, tra sangue e whisky! «Convertitevi. Gesù è morto e risorto anche per voi. E anche per voi si devono spalancare le porte del Sepolcro per la gioia e l’amore». La voce del Vescovo di Mileto, Monsignor Luigi Renzo, è giunta forte nell’omelia seguita alla cerimonia religiosa dell’Affruntata, la celebrazione religiosa sospesa a Sant’Onofrio il giorno di Pasqua a causa di un’intimidazione nei confronti del priore della Confraternita, e ripresa ieri, domenica. Fede e speranza, mafia e mistero, lutto e resurrezione. Sant’Onofrio si è ripreso, ieri mattina, la sua Affruntata, perché era ed è solo sua, ieri e per sempre. Una processione, un rito forte e suggestivo, carico di angoscia e di mistero. I tentacoli della ’ndrangheta, a Sant’Onofrio come in decine di altri comuni calabresi, condizionano da sempre i riti e le cerimonie religiose. Nell’indifferenza generale. Gli uomini d’onore sono anche uomini di “fede”. E pregano, invocano, si inginocchiano, partecipano ai riti, e utilizzano perfino i Sacramenti per affermare il loro potere. Lo denunciò, moltissimi anni addietro, l’allora arcivescovo di Crotone, monsignor Giuseppe Agostino, che pose un freno ai “padrini” delle cresime, che così confermavano davanti all’altare il legame con il cresimando e con la sua famiglia. E da quel momento il rapporto diventava ancora più forte, quasi indissolubile, tra il ragazzo appena cresimato e il suo “padrino”, un rapporto di devozione e sottomissione. Per sempre! La presenza delle istituzioni all’Affruntata di Sant’Onofrio, non è stata altro che presenza di testimonianza e solidarietà. Nulla di più. Né di meno. Poi ognuno dovrà confermare con il suo lavoro, la sua professione, il suo impegno di uomo pubblico, la lotta a tutte le forme di criminalità, di minaccia e di violenza. Al di là delle parate, mi pare ovvio. La Calabria della gente comune e quella delle Istituzioni deve imparare a dire con forza i suoi no, alti e inequivocabili, in tutte le occasioni possibili, non lasciando mai dai soli coloro che hanno coraggio e rischiano la loro vita nell’opporsi alla forza delle cosche. Come ha fatto la Chiesa di Mileto e di Sant’Onofrio, come ha fatto a suo tempo monsignor Agostino, come fanno i magistrati e le forze dell’ordine, gli amministratori locali e gli uomini delle istituzioni che resistono , combattono, attaccano la criminalità organizzata. E un duro attacco alla mafia è arrivato da una legge di recente approvata dalla Camera (nonostante qualche centinaio di assenti.ingiustifcabili!) Che spezza il legame tra criminalità e politica, tra mafia e voto, tra clan ed eletti. È la cosiddetta “Legge Lazzati” del magistrato Romano De Grazia, che alcuni di noi hanno “adottato” e fatto approvare dopo anni di attesa. De Grazia è un uomo valoroso, la Calabria non dimentichi la sua forza e il suo coraggio. Conoscendolo da vicino (con lui ho tenuto una decina di incontri pubblici per promuovere la “Legge Lazzati”) ho avuto modo di capire e apprezzare la sua ostinazione. Fede e mistero, sangue e coca, mafia e politica. La Calabria dei misteri è viva e forte. A volte cede, a volte resiste. Se lotta, e lo fa con convinzione, impara a vincere, sa che può sconfiggere anche le cosche: come a Sant’Onofrio ieri mattina.

Franco Laratta* *deputato del Pd

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