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di FABIO AMENDOLARA

SALERNO – Le tegole, i cocci di tegole, due foglie di colore scuro, due bottiglie di birra Peroni da 33 centilitri, lo spezzone di un cavo elettrico, un pennello da imbianchino, una candela, un laccio di cuoio con una croce di legno scuro e molti capelli. Era tutto nel sottotetto della chiesa della Trinità. A due passi dai resti in parte scarnificati e in parte mummificati di Elisa Claps.
Sono i «reperti». Così li chiamano gli investigatori. Su quei reperti oggi verrà eseguito un incidente probatorio.
Alla presenza dei magistrati della procura, dei difensori dell’indagato e di quelli della parte offesa i quattro periti, Vincenzo Pascale dell’Università Cattolica, Giorgio Porrera, ex tenente dei carabinieri del Ris, Eva Sacchi dell’università di Milano e Cristina Cattaneo dell’Istituto di medicina legale di Milano, effettueranno le analisi dattiloscopiche (impronte digitali) ed ematologiche (tracce di sangue).
Perché di impronte e macchie di sangue ce ne sono diverse. Le impronte digitali andranno rilevate su tutti i reperti.
Le tracce raccolte verranno illuminate con differenti lunghezze d’onda e fotografate in bianco e nero. Una volta acquisita un’impronta digitale si passerà alla valutazione di utilità. Se si riscontrerà un numero sufficiente di «minuzie» il reperto verrà confrontato con le impronte prelevate a Danilo Restivo, unico indagato per l’omicidio di Elisa, in fase d’arresto. Sono le impronte del 1994. Danilo finì in carcere con l’accusa di aver reso false dichiarazioni al pubblico ministero. E un anno dopo fu anche condannato.
Le macchie di sangue, invece, sono presenti solo sulla porta d’ingresso al sottotetto, quella divelta dagli operai il 17 marzo, nel corso del ritrovamento ufficiale.
«Macchie di colore rossastro». Gli investigatori le hanno catalogate così.
Da quelle macchie i periti cercheranno di estrarre il dna. La comparazione con quello di Elisa e con quello di Danilo verrà fatta successivamente.
Nessuna traccia di sangue è stata invece rinvenuta sugli abiti che indossava Elisa. E’ l’elemento che esclude che la causa della morte siano i colpi da arma da taglio che hanno lasciato piccoli solchi su alcuni punti dello scheletro e forse hanno reciso il reggiseno.
Elisa è morta per asfissia. E’ questo che stabilisce la perizia depositata l’altro giorno dal professor Francesco Introna e secretata dagli investigatori per 30 giorni.Nei locali «pertinenti» al sottotetto sono stati trovati anche dei vestiti. C’è molto riserbo su questo particolare. Sembra che gli investigatori non abbiano ancora deciso se inserirli nell’incidente probatorio di oggi.Nel centro Newman, invece, sono stati trovati «libri che celebrano il periodo nazista». La foto della polizia scientifica ritrae una collana storica di alcuni volumi intitolata “La fantastica esistenza di Adolf Hitler”. «C’erano anche riviste di armi da collezione», conferma un investigatore. L’ultima è del mese di settembre del 1993. Ma questa è solo l’ennesima coincidenza.

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