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dall’inviato
FABIO AMENDOLARA

SALERNO – La scena del crimine è racchiusa tra la porta d’ingresso del sottotetto, dove sono state rinvenute delle tracce di sangue, il muro della sala in cui c’è più luce, dove Elisa Claps è stata sbattuta e forse strozzata, e l’angolo in cui è stato occultato il corpo. Sono i tre punti in cui sono stati raccolti gli elementi di interesse investigativo: sangue, capelli, l’impronta di una scarpa e lo spezzone di un cavo elettrico.
Su quegli elementi, e su un’altra novantina di reperti, verrano eseguiti gli esami dattiloscopici, per la ricerca delle impronte digitali, e biologici, per la ricerca delle tracce di sangue, di sudore e di sperma.
Un’ulteriore richiesta che la procura ha avanzato ai consulenti tecnici (Vincenzo Pascale dell’Università Cattolica, Giorgio Porrera, ex tenente dei carabinieri del Ris, Eva Sacchi dell’università di Milano e Cristina Cattaneo dell’Istituto di medicina legale di Milano) riguarda la presenza di tracce metalliche su alcuni piccoli solchi presenti su due costole, sul femore e su una scapola.
Perché l’assassino – è questo che sospettano gli investigatori – avrebbe prima ucciso Elisa, che è morta per asfissia, e poi infierito sul corpo con un arnese «da punta e taglio». Forse un paio di forbici.
Oppure un coltello di piccole dimensioni. Sangue niente. Neanche una goccia. Né sui vestiti, né per terra.
Anche se, ieri, davanti al palazzo di giustizia di Salerno, la tesi più accreditata tra i cronisti era quella delle coltellate e della pozza di sangue. Investigatori e periti di parte smentiscono.
Non c’era sangue sulla scena del crimine. Eccetto che sulla porta.
Un investigatore, invitato a smentire, dice che non ce n’è bisogno, perché lo farà la perizia del anatomopatologo.
Bisognerà aspettare però 30 giorni, come anticipato ieri dal Quotidiano. Tanto durerà la secretazione disposta dal sostituto procuratore antimafia Rosa Volpe.
I periti che hanno ricevuto l’incarico ieri, nell’ambito dell’incidente probatorio sui reperti trovati nel sottotetto della chiesa della Trinità, invece, hanno chiesto 60 giorni di tempo.
Tra gli esperti c’è anche un botanico, perché tra i reperti ci sono alcune foglie secche e un seme. Il botanico dovrà anche analizzare le muffe presenti sui resti di Elisa.
Al terzo piano del palazzo di giustizia, in una stanza che affaccia sul lungomare di Salerno, il pubblico ministero Rosa Volpe, il difensore di Danilo Restivo, avvocato Mario Marinelli, e l’avvocato Giuliana Scarpetta che rappresenta la famiglia Claps, si sono confrontati per la prima volta. «Nessuno si è opposto alle varie richieste delle parti», conferma al Quotidiano una fonte che era presente. L’avvocato Scarpetta ha chiesto di inserire tra i reperti da analizzare anche una tuta ginnica rinvenuta in uno dei locali della chiesa e un’ascia arrugginita che, presumibilmente, sarebbe stata impiegata per rompere alcune delle tegole usate per occultare il corpo di Elisa.
Durante l’incidente probatorio è filato tutto liscio. Lo scontro si è consumato dopo. A livello mediatico. A colpi di dichiarazioni.
«Sono felice per loro che già sanno tutto, nonostante la perizia sia stata secretata per 30 giorni dalla procura». Così, con il tono ironico che da sempre lo contraddistingue, l’avvocato Marinelli, replica al legale della famiglia Claps. L’avvocato Scarpetta poco prima aveva detto all’agenzia Ansa di avere un «quadro chiaro», che andrebbe «in una sola direzione»: Danilo Restivo. In seguito ha sostenuto che quelle parole le erano state attribuite in modo forzato.
Restivo, unico indagato, si è sempre dichiarato innocente. «Noi abbiamo soltanto ricevuto una notifica di secretazione della perizia autoptica della procura», ha concluso l’avvocato Marinelli.
«Siamo alla quadratura del cerchio: potrebbe anche non servire il riscontro del Dna di Restivo. C’é un’autopsia che parla». Ha rincarato la dose l’avvocato Scarpetta.
Tra gli investigatori c’è chi ritiene che l’autopsia e le perizie servano a questo punto solo ad avere la certezza scientifica. E parlano di «prova logica». E di «gravi indizi precisi e concordanti».

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