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di FABIO AMENDOLARA
POLICORO – «Spero che resterai accanto a me, anche quando ti confesserò una piccola parte di me che voglio cancellare per sempre». Parole che, secondo alcuni investigatori, aprivano nuovi scenari. Erano in una lettera che Marirosa Andreotta aveva spedito a Luca Orioli. Parole che oggi, però, non hanno valore investigativo. Lo sostiene il sostituto procuratore Rosanna De Fraia che qualche giorno fa ha depositato una richiesta di archiviazione per il giallo dei fidanzatini di Policoro. Il magistrato – come anticipato ieri dal Quotidiano – è giunto alla conclusione che sia stato un incidente e ha escluso l’omicidio.
Di quelle lettere il magistrato ha chiesto alle due mamme. Olimpia, la mamma di Luca, ha chiarito che «era stata da lei casualmente ritrovata – si legge nella richiesta di archiviazione – dopo molti anni tra le carte che il marito le aveva lasciato». Ha poi aggiunto che «la relazione del figlio con Marirosa non era gradita né a lei né al marito. E si è limitata a evidenziare che «la ragazza in quel periodo era chiacchierata». Aveva denunciato un insegnante per una storia definita di «molestie». In realtà si trattava di offese che l’insegnante le avrebbe rivolto in classe. Secondo Olimpia, stando alla ricostruzione che fa il magistrato, «il figlio non riteneva Marirosa la ragazza giusta, in quanto aveva avuto un precedente fidanzamento con un altro ragazzo, sostenendo che, come può evincersi da alcune lettere ritrovate dopo la sua morte, era intenzionato a lasciarla». La mamma di Luca ha riferito «di aver personalmente udito una telefonata nel corso della quale Luca aveva rivolto parole addirittura offensive alla ragazza, pregandola di lasciarlo in pace, e che proprio qualche giorno prima della morte Luca aveva assicurato al padre che il suo rapporto con Marirosa era terminato». Ma Luca e Marirosa si sono rivisti di nuovo il 23 marzo del 1988. Per l’ultima volta. «Una strana circostanza», secondo la mamma.
Era Marirosa, secondo la mamma di Luca, a insistere «perché il loro rapporto continuasse, e che in un’occasione, qualche tempo prima della morte, Luca era tornato a casa stravolto, a ora tarda, confidandole che Marirosa addirittura aveva tentato di gettarsi dalla macchina mentre erano insieme, dopo che le aveva comunicato di essere intenzionato a lasciarla».
Allora perché quella sera Luca e Marirosa si sono rivisti? E perché, se volevano troncare la relazione, hanno fatto il bagno insieme? Sono quesiti che nella richiesta di archiviazione non trovano risposta.
Le stesse domande vengono poste dal magistrato alla mamma di Marirosa. Anche lei parla di un rapporto «con alti e bassi». Soprattutto dopo che «aveva saputo che il padre di Luca aveva suggerito al figlio: “Divertiti e poi si vedrà”». La mamma di Marirosa ha dichiarato che «Luca si lasciava riempire la testa dalla mamma». E la lettera? Secondo la mamma di Marirosa «doveva trattarsi di una delle prime lettere inviate a Luca». E il segreto al quale alludeva? «Doveva aver a che fare con il suo precedente ragazzo o con qualche altro normale turbamento tipico dell’età, verbalmente esasperato». Niente festini. Quelle voci, secondo la mamma di Marirosa, «erano nate solo a seguito di un’ipotesi investigativa del capitano dei carabinieri Salvino Paternò dopo la riapertura delle indagini nel 1994». Il rapporto tra Luca e Marirosa, secondo la mamma di Luca, non era finito. Il 23 marzo Marirosa era tornata a Policoro proprio perché c’era anche Luca.
E così, quella sera, i due ragazzi si sono rivisti. Hanno fatto il bagno insieme. E, secondo la procura di Matera, sono morti folgorati. Oppure avvelenati dal monossido di carbonio prodotto da una stufetta. Forse i due ragazzi, prima d’incontrarsi, si erano di nuovo scritti.
E’ per questo che un amico aveva proposto di controllare la corrispondenza. Don Salvatore De Pizzo, parroco di Policoro, propose di bruciare quella corrispondenza. Qualcuno s’insospettì. Ma inutilmente, secondo il magistrato. Anche questo particolare sarebbe stato chiarito dalla mamma di Marirosa. «Ha chiarito – scrive il pubblico ministero – che la questione dell’invito a bruciare la corrispondenza dei due ragazzi era nato perché il sacerdote aveva detto che non era il caso che i sentimenti dei due ragazzi andassero in pasto a tutti. Questa frase era stata travisata, tanto da attribuirle significati misteriosi e una volontà di insabbiamento che certo in origine non aveva».
f.amendolara@luedi.it

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