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Un mese esatto è passato da quando Potenza ha subito lo shock più grande dal Dopoguerra: il corpo di Elisa Claps ritrovato nel sottotetto della chiesa della Ss. Trinità. Nell’ultimo luogo in cui – secondo la testimonianza dell’attuale unico indagato per omicidio, Danilo Restivo – sarebbe stata vista la mattina di domenica 12 settembre 1992. Per un mese, la città non ha parlato di altro. Un abbraccio ha avvolto i membri della famiglia Claps, il cui comportamento è risultato a tutti più che esemplare: nonostante la tragedia immane e i tanti misteri mai chiariti, continuano a rivolgersi pubblicamente alla legge evitando facili tentazioni di altro tipo.
L’abbraccio si è concretizzato in un corteo cui hanno preso parte migliaia di persone. Poi, è scoppiato lo scandalo: della presenza del corpo si sapeva già da mesi. Lo sapevano le donne delle pulizie? I sacerdoti che gestivano la Trinità? Altri? Non si è capito con certezza. Di sicuro, il giallo nel giallo ha travolto la chiesa potentina con la forza di un uragano. La mamma di Elisa, Filomena, dice in tv: i funerali non saranno mai in una chiesa. Il fratello di Elisa, Gildo, scrive una lettera alla sorella che commuove la città e inchioda responsabili e omertosi.
Nel frattempo, nella chiesa si sono succeduti diversi sopralluoghi della polizia scientifica con il pm che segue le indagini per l’omicidio di Elisa Claps, Volpe, e il superesperto Introna. L’unico indagato, Danilo Restivo, fino a oggi, barricato in casa in Inghilterra, non ha commentato. Il suo avvocato, Marinelli, ha fatto sapere che il suo assistito è disponibile al test del Dna.
Di questi giorni l’incidente probatorio, ossia tutte le attività di analisi e comparazione sui reperti che serviranno da prove nell’eventuale giudizio in aula. Lo choc di una città continua.

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