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di ROSSELLA MONTEMURRO
POLICORO – «Mi avete fregato». Ha esordito così, sabato mattina, il ventiseienne policorese Francesco Cuppone dopo che, nel sottotetto sovrastante la sua casa, i militari dell’Arma hanno trovato poco meno di due chilogrammi di marijuana, con i quali il giovane – secondo l’accusa – riforniva il “mercato locale” degli stupefacenti.
Eppure le precauzioni prese da Cuppone pur di farla franca erano state tante: dalle telecamere posizionate all’ingresso della sua abitazione ad un nascondiglio ingegnoso. Il chilo e 873 grammi di marijuana rinvenuto dai carabinieri della Compagnia di Policoro, infatti, era occultato in due buste, in 16 sacchetti usati per conservare gli alimenti, in un sottotetto in disuso (i proprietari erano fuori da tempo).
Per prelevare la droga, secondo la ricostruzione dei militari che per mesi hanno svolto una minuziosa attività di osservazione, il ventiseienne saliva sul tetto tramite una scala e, dopo aver tolto il plexiglass da un punto luce, tirava su con una corda la busta contenente la droga e prelevava il quantitativo richiesto dai clienti (in genere sui 20 grammi per volta). Un’operazione macchinosa (le porte del sottotetto erano addirittura state inchiodate dall’interno) ma indispensabile per sfuggire ai controlli. Proprio alcuni giorni fa, come hanno ricordato ieri durante la conferenza il capitano Fernando Carbone, comandante della Compagnia di Policoro, il tenente Annalisa Pomidoro, comandante del Nor della Compagnia e il maresciallo Giuseppe Carluccio, comandante della Stazione, l’abitazione di Cuppone era stata messa a soqquadro, senza risultati, da un altro organo di polizia.
«Si tratta di un soggetto particolarmente scaltro che ha monopolizzato il territorio vendendo hascisc e marijuana», ha sottolineato il maresciallo Carluccio.
L’attività di appostamento condotta all’esterno ha permesso ai carabinieri di notare movimenti strani sul terrazzo: Cuppone, dopo aver ricevuto la visita dei “clienti”, infatti, saliva sul tetto e si intratteneva per diversi minuti.
Quando sabato scorso i carabinieri hanno perquisito la casa, anche con l’ausilio di cani antidroga, hanno trovato solo alcuni bilancini, di cui uno elettronico, ed una pipa da oppio. Estendendo le ricerche al sottotetto, i cani hanno iniziato ad agitarsi, scavando con le zampe freneticamente contro una parete relativa a un solaio, apparentemente non utilizzato.
Da qui, la scoperta della scala a pioli in ottimo stato, non coperta da polvere (segno che ne denunciava un continuo uso) appoggiata ad un muro vicino ad una finestra che permette l’accesso al tetto.
Seguendo quel percorso, i carabinieri hanno scoperto l’abbaino in plexiglass, sotto alcune tegole di colore bianco, dalle quali fuoriusciva un lembo di corda. Sollevate le tegole e recuperata la corda, i carabinieri hanno trovato legate due buste di cellophane contenenti quasi due chili di marijuana. L’intero quantitativo era a sua volta suddiviso in ulteriori 16 sacchetti di plastica per alimenti sottovuoto. La partita di droga è stata sequestrata insieme ai bilancini e alla pipa da oppio. Per Cuppone (nullafacente, saltuariamente aiutava il padre, commerciante), con precedenti specifici, l’arresto è stato inevitabile. La droga sequestrata, immessa sul mercato avrebbe fruttato tra i 25 e i 30.000 euro circa. Il prezzo di un grammo di marijuana, infatti, oscilla tra i 10 e i 20 euro al grammo.
Per contattare Cuppone, gli acquirenti utilizzavano squilli sul telefonino o mail. In queste ultime, in molti casi c’erano solo cifre (10, 20 o 50, ad esempio) ad indicare o il quantitativo o il prezzo della “merce”.
«Non avevamo mai proceduto ad un sequestro del genere. – ha aggiunto il capitano Carbone – Su Policoro stiamo cercando di contrastare il più possibile le attività criminali con un’attività preventiva costante. Abbiamo sequestrato, nel tempo, piccole quantità di stupefacenti e controllato numerosi assuntori.
E’ sbagliata la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti: – ha precisato il capitano – quello delle droghe leggere è un mito che andrebbe sfatato. Il Thc (il principio attivo delle droghe leggere, ndr) è devastante. La fortuna è che queste sostanze gradualmente perdono Thc ma l’uso, protratto nel tempo, ha effetti peggiori della cocaina e dell’eroina: tra le altre cose altera la percezione sensoriale e non permette di coordinare i movimenti».
Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Matera Annunziata Cazzetta, proseguono per accertare il canale di approvvigionamento della droga e l’eventuale ruolo nella vicenda della convivente di Cuppone.

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