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Armi, polvere da sparo e cartucce. I carabinieri di Roma hanno sequestrato alle porte della città un vero e proprio arsenale e arrestato tre persone di origini calabresi. Le armi consistono in una mitraglietta Uzi di fabbricazione israeliana con matricola abrasa, un fucile a canne mozze rubato, una pistola a tamburo e un altro fucile con matricola contraffatta ed erano nascosti in una baracca in un recinto dove i tre allevavano anche degli animali.
Sequestrati anche 4 chili di polvere da sparo e 480 cartucce di vari calibro. Dei tre arrestati uno è incensurato e due sono pregiudicati (di cui uno per 416 bis, associato ad una consorteria mafiosa di Gioia Tauro). Tutte le armi erano ben conservate e funzionanti.
«Sono armi tipiche utilizzate negli agguati» ha spiegato nella conferenza stampa il comandante del gruppo Carabinieri Roma-Ostia, colonnello Giuseppe Lagala: «Ora – ha proseguito il colonnello – procedono le verifiche e gli accertamenti balistici per vedere se e quando sono state utilizzate per agguati o rapine in Calabria o nella stessa capitale». Si tratta di armi pronte per l’uso, perfettamente funzionanti, con munizioni di diverso calibro al punto che gli investigatori pensano che la baracca dove sono state trovate, che funge da deposito di frutto e attrezzi di lavoro, «poteva essere una base d’appoggio per un gruppo di fuoco pronto ad agire».
Le indagini proseguono con rastrellamenti nella zona per «verificare se ci sono altri covi». I tre arrestati, sposati con tre sorelle, tutti residenti a Mazzano Romano, in via della Maglianella, usavano come copertura l’attività di allevatori. Uno solo di loro è incensurato; uno dei pregiudicati era stato già arrestato nel 2002 per aver fatto parte di un clan di Gioia Tauro ed era ai domiciliari per una vicenda di usura e di estorsione, estranea alla criminalità organizzata.

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