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di FABIO AMENDOLARA
POLICORO – I testimoni riferiscono che il corpo di Luca era in posizione supina, parallela alla vasca da bagno, con le braccia distese lungo il corpo e i palmi delle mani rivolti verso l’alto. Era completamente nudo e a stretto contatto col pavimento. Nelle foto contenute nel fascicolo giudiziario del giallo dei fidanzatini di Policoro, invece, si vedono due asciugamani posti sotto la schiena di Luca. Il corpo del ragazzo è in posizione diagonale, le braccia sono incrociate sulla pancia. E poi: non tutte le foto sono state scattate con la stessa macchina fotografica. Negli atti infatti ci sono delle fotografie «non fascicolate», così vengono definite nell’indice dei documenti. Alcune sono scattate con una macchina fotografica non professionale, «sicuramente diversa – sostengono gli investigatori – da quella usata normalmente dal fotografo Vito Orlando».
Orlando è il fotografo chiamato ufficialmente dai carabinieri la notte in cui accadde quello che la procura chiama «incidente domestico» e le due famiglie, invece, «omicidio»: il 23 marzo del 2008. Orlando scattò 24 foto. Il fascicolo, però, contiene un numero superiore di scatti. Chi ha fatto quelle foto? E perché non sono accompagnate da una relazione?
Il supertestimone scovato dalla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” il mistero delle foto avrebbe potuto chiarirlo. Lui che era il collaboratore di Orlando. Salvatore Cerabona, 66 anni, però, in tv risolve il giallo e in procura si rimangia tutto. Nel corso dell’intervista dice di essere stato sulla scena del crimine prima dell’arrivo della mamma di Marirosa. Quindi prima della scoperta ufficiale dei cadaveri. Nel corso dell’interrogatorio, invece, dice di non ricordare l’ora e di essersi sbagliato.
Il Quotidiano è entrato in possesso del verbale con le sue dichiarazioni. Ecco cosa racconta al sostituto procuratore di Matera Rosanna De Fraia, titolare dell’inchiesta.
«Nel 1988 lavoravo alle dipendenze di Orlando che era titolare di cinque studi fotografici. In particolare io lavoravo prevalentemente in laboratorio, ma facevo anche servizi fotografici quando c’era bisogno. Ricordo che lo studio collaborava con i carabinieri quando questi avevano bisogno di un fotografo». Ed ecco cosa ricorda della notte del 23 marzo: «Il maresciallo Pagano (all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Montalbano ndr) mi ha chiamato chiedendomi di andare con lui a Policoro per fare un servizio fotografico. Mi è venuto a prendere con un pulmino 850 Fiat della caserma». E precisa: «Non ricordo con esattezza a che ora il maresciallo mi ha chiamato. Sicuramente era molto tardi, perché ricordo che per strada non c’era nessuno». E allora perché in tv aveva detto quel particolare così importante sull’orario? Spiega Cerabona: «Quando sono stato intervistato ho parlato inizialmente delle 11,30, perché non avendo trovato nessuno sul posto mi sono convinto che la mamma della ragazza morta non era ancora arrivata, per cui ho dedotto che era prima di mezzanotte. Poi ci ho ripensato con calma e mi sono reso conto della gravità delle considerazioni che avevo fatto e ho realizzato che l’orario non era quello». Ma di quanto ha sbagliato Cerabona? Dice: «Era molto più tardi. Il che giustificava il fatto che il maresciallo Pagano fosse andato a prendere le chiavi della casa in caserma a Policoro. Verosimilmente le chiavi le aveva date ai carabinieri la mamma della ragazza». Il pm insiste. Vuole capire. Perché quello delle foto è un particolare importante. Cerabona ribadisce: «Mi sono sbagliato quando ho indicato quegli orari. L’errore è stato determinato dal fatto che, essendo sicuro che ero andato a effettuare il servizio fotografico mentre a casa non c’era nessuno, e avendomi il giornalista riferito che invece nell’abitazione vi era stata gente fino a ora molto tarda, cosa che è stata riferita anche dalla mamma del ragazzo, ho dedotto che era andato prima di mezzanotte. Adesso a ripensarci ritengo di essere stato chiamato dopo l’una di notte e di essere rientrato verso le quattro. Queste però sono mie deduzioni». E il giallo delle foto resta aperto. Come quello dei fidanzatini.
f.amendolara@luedi.it
(2. continua)

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