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dI SARA LORUSSO
POTENZA – «Finalmente ripartono i lavori del Nodo complesso del Gallitello» e i primi risultati saranno visibili tra una decina di giorni, quando, terminata la sistemazione della segnaletica, sarà aperto il viadotto Basento (quello che costruirà un anello nel traffico tra Potenza ovest e viale del Basento e bipasserà l’ingorgo ormai abituale nei pressi del passaggio a livello). Contemporaneamente, però, il riavvio dei lavori prelude a nuovi disagi. «Ai cittadini chiediamo un po’ di pazienza e collaborazione», spiegano amministrazione e impresa che ieri, in conferenza stampa hanno ratificato l’accordo raggiunto dopo il lungo stop e il contenzioso avviato. «Ma entro quattro mesi e prima dell’avvio del nuovo anno scolastico, sarà pronto anche un altro “pezzo” del nodo, il cavalcavia sulla Fondovalle». Nell’immediato, a cantiere riaperto, su viale dell’Unicef si dovrà viaggiare su una sola corsia visto che il cantiere si sposterà tra una carreggiata e l’altra.
Questa volta, spiegano, è quella buona. I lavori riprendono dopo alcuni mesi di stop e la trattativa per la soluzione del contenzioso apertosi sui ritardi e le varianti al progetto: l’impresa aveva chiesto ulteriori risorse per circa 13 milioni di euro, la transazione si chiude a un milione di euro e con l’impegno a chiudere tutta l’opera in 570 giorni. C’è poi la possibilità per l’impresa di ottenere una premialità aggiuntiva di massimo 500 mila euro se il completamento si conclude entro l’anno.
«Crediamo d poter chiudere tutto il cantiere in 400 giorni», spiega Pantaleo De Finis, in rappresentanza dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto e che di esperienza, in Italia e all’estero, ne ha parecchia, anche su cifre maggiori. «Ma questa è la più complessa opera con cui ci siamo confrontati». Un cantiere composto di pezzi, viadotti e galleria, dislocato in pieno ambito urbano. «Lavoriamo in massimo regime di sicurezza, ma in pieno traffico, tra ferrovia, strade e la presenza di due torrenti» a cui si è poi aggiunta la scoperta dell’area archeologica. «Non ne siamo certo dispiaciuti – fa eco il sindaco Santarsiero – Quando nel settembre 2007 abbiamo avuto le prime notizie sui ritrovamenti e nella primavera successa ci siamo accorti della grandezza dell’area, non abbiamo dubitato nell’accollarci le spese di scavo», costate un milione di euro. Testimonianza «della presenza dei lucani nell’abitato di Potenza già in epoca pre-romana. Ora dovremo renderla fruibile a scuole e turismo, vista la posizione favorevole nei pressi del parco fluviale, i cui lavori saranno appaltati a breve, e della vecchia ferrovia al centro del Piot di cui siamo partner».
L’area archeologica, però, ha costretto a una complicata variante sul progetto (a ottobre scorso la ratifica di tutti i pareri): il viadotto che vi passa sopra sarà realizzato in acciaio e non più in cemento precompresso, con una luce (la distanza tra i piloni) passata da 28 a 60 metri. Con relativo aumento della spesa. Il Nodo complesso era stato progettato per un costo totale di 28 milioni di euro, fondi stornati dal non più realizzabile progetto dell’aeroporto di Piani del Mattino, di cui 16 destinati alle strutture: è di due milioni l’incremento dei costi, per lo più impegnati da questa variante e da quella sulla galleria. Su questa struttura – precisano il sindaco e l’assessore alla Viabilità, Pietro Campagna – è stato scelto di applicare, pur senza obbligo, la nuova normativa antisismica. E sulle polemiche nate sulla stabilità di quella galleria in pieno ambito urbano? «Il monitoraggio strutturale e geologico sull’opera è massimo e costante».
Così, si riparte nella consapevolezza «che una volta realizzata, l’opera risolverà in buona parte i problema di traffico della città. A Potenza, questo tema, non può essere affrontato – ha più volte spiegato il sindaco – incidendo su sensi unici e semafori. Servivano interventi infrastrutturali che non erano stati fatti in tempo. Noi ci siamo ripiegati, con coraggio, pur sapendo dei rischi di impopolarità che i disagi alla viabilità, creati dai cantieri in pieno ambito urbano, avrebbero sollevato». Stessa “filosofia” per il Nodo ospedaliero che, è l’annuncio a latere, sarà consegnato entro 60 giorni. Il Nodo è «un’opera coraggiosa», loro, amministrazione e impresa, «ci crediamo davvero». Trovato l’accordo si torna al lavoro, con l’invito alla partecipazione collettiva in pazienza e l’augurio a ritrovarsi tra poco più di un anno per tagliare il nastro “complessivo”.

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