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Operazione questa mattina a Giffone, dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, per l’esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare contro altrettante persone, tra cui una donna, accusate di avere attuato una serie di estorsioni e danneggiamenti con l’aggravante delle modalità mafiose. Gli arresti vengono fatti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Dda di Reggio Calabria. Dalle indagini svolte dai carabinieri è emersa l’esistenza a Giffone di un’organizzazione criminale che per 15 anni, dal 1994 agli inizi del 2009, avrebbe sottoposto ad estorsione i titolari di numerose imprese che si erano aggiudicati appalti per l’esecuzione di lavori pubblici.
Tra le aziende prese di mira dell’organizzazione di estorsori anche quelle incaricate di realizzare la rete per la distribuzione del metano e quella titolare dell’appalto per la costruzione della scuola media e del campo sportivo, costrette a versare ingenti somme di denaro per proseguire i lavori.
Ai danni dei titolari delle imprese, al fine di rendere più “convincenti” le richieste estorsive, sono stati commessi numerosi danneggiamenti. Gli elementi di prova raccolti hanno consentito di attribuire, ad ognuno degli indagati, precise responsabilità in ordine ai reati contestati.

Il “RITUALE DI AFFILIAZIONE”
Nel corso delle indagini inoltre è stato sequestrato anche un rituale di affiliazione alla ‘ndrangheta. Il rituale era in possesso di una delle persone indagate nell’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria. I carabinieri hanno eseguito otto delle nove ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Reggio Calabria. I provvedimenti eseguiti sono quelli nei confronti di Francesco, Ferdinando e Graziano La Rosa, di 59, 28 e 29 anni; di due omonimi, Giuseppe La Rosa, di 45 e 39 anni; Lidia Sanzone (54)); Joseph Bruzzese (43), e Giovanni Ierace (40). Il provvedimento non eseguito riguarda una persona che si trova attualmente all’estero. Nell’ambito della stessa inchiesta, inoltre, 15 persone sono state denunciate in stato di libertà. L’inchiesta è scaturita dall’arresto, nell’agosto del 2008, di Francesco Larosa, sorpreso mentre curava una coltivazione di canapa indiana insieme ad un’altra persona che riuscì a fuggire. Le indagini hanno portato successivamente alla scoperta che l’attività del gruppo criminale capeggiato da Francesco Larosa non riguardava soltanto la coltivazione e lo spaccio di droga, ma anche una serie di estorsioni ai danni di alcune imprese impegnate a Giffone nell’esecuzione di lavori pubblici, con l’attuazione di danneggiamenti nei confronti di chi non accettava l’imposizione del «pizzo».

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