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di LEO AMATO
MONTEMURRO – Gli investigatori sentono che la pista è quella giusta, e promettono di andare fino in fondo costi quel che costi. Si ricomincia da quel fienile in via del Carmine lungo la strada che da Montemurro porta ad Armento. Gli agenti della polizia scientifica di Bari ieri mattina hanno iniziato una serie di verifiche tecniche nei luoghi della scomparsa della piccola Ottavia De Luise, dodici anni appena, di cui si sono perse le tracce il 12 maggio del 1975, poco meno di trentacinque anni fa.
E ieri nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto?” si era annunciato in diretta il ritrovamento di alcuni non meglio identificati “resti” in un pozzo. Ma non si è capito cosa fossero.C’era anche il fratello di Ottavia, Settimio, molto commosso, insieme all’avvocato Francesca Sassano.
L’ultima persona ad averla vista, stando all’unico rapporto giudiziario esistente prima della riapertura del caso (sull’onda del clamore suscitato dal ritrovamento del corpo di Elisa Claps), aveva raccontato di averla incontrata mentre correva sotto la pioggia lungo la “vecchia via” verso le quattro del pomeriggio. A domanda su dove andasse, Ottavia avrebbe risposto che stava raggiungendo la masseria di alcuni conoscenti per avvisarli di una perdita d’acqua nella loro abitazione nel centro del paese, ma i diretti interessati nelle loro deposizioni ai carabinieri avrebbero smentito che fosse mai arrivata a destinazione, come la circostanza dell’esistenza di quella perdita d’acqua. I sospetti del brigadiere che portò avanti le prime indagini si sarebbero rivolti a questo punto alle frequentazioni della ragazzina, che per quanto riferito dalle sue amiche oltre ai coetanei non avrebbe disdegnato la compagnia di persone adulte, persino anziani, fino a insinuare l’idea che potesse acconsentire in cambio di mancette ai desideri a sfondo sessuale di qualcuno dei suoi ammiratori. Nonostante la giovane età Ottavia De Luise sarebbe stata al centro delle attenzioni di molti in paese per le sue sembianze avvenenti. Ultima degli otto figli di un beccaio, sei già emigrati “per fame” più un settimo in collegio a Bari, la ragazzina – sempre secondo le amiche – sarebbe stata avvicinata in particolare da un signore di quarant’anni più grande, Peppino Alberti, detto “il viggianese” per i natali, che aveva un casolare proprio sulla via del Carmine. Sulla base di quei racconti “il viggianese” sarebbe stato indagato per atti di libidine, e poi prosciolto per l’assenza di un atto necessario nel fascicolo del giudice ovvero la querela espressa della famiglia De Luise. Nell’immediatezza della scomparsa le ricerche della ragazza si erano già orientate lungo la “vecchia via”, ma non avevano avuto esito nonostante l’intervento delle unità cinofile. Sempre sui luoghi dove cercare le tracce della scomparsa di Ottavia in questi trentacinque anni erano intervenuti anche gli anonimi estensori di due lettere recapitate alla famiglia dove si parla di omicidio a seguito di stupro, e dell’occultamento del cadavere proprio nel fienile dove è tornata ieri mattina la polizia scientifica, per effettuare delle scansioni con il crimescope. Quasi in contemporanea al quarto piano del Palazzo di giustizia di Potenza il fratello maggiore di Ottavia, Settimio De Luise, ha incontrato il magistrato che si sta occupando del caso, il pm Sergio Marotta. Si è trattato della prima volta dalla scomparsa della sorella anche se solo per un incontro informale che è durato circa un’oretta, alla presenza del capo della Squadra mobile Barbara Strappato, e del sostituto commissario Antonio Mennuti.
A “Chi l’ha visto?” il fratello ha annunciato di aver denunciato il carabiniere che all’epoca si occupò delle indagini.

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