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A Montepaone, lungo il litorale jonico catanzarese, sopravvive l’ultimo «Albero della libertà». Si tratta degli alberi che vennero piantati nel 1799 dalle popolazioni per festeggiare la fine della dittatura dei Borbone con l’intervento dell’Esercito delle neonata Repubblica francese.
A Napoli fuggì Re Ferdinando di Borbone e venne fondata la Repubblica partenopea col contributo di importanti esponenti dell’Illuminismo meridionale. Gli «Alberi della libertà» vennero poi abbattuti durante la Restaurazione, ma a Montepaone il simbolo sopravvisse. Si tratta di un olmo che sorge nella piazza antistante la Chiesa matrice. L’albero è stato clonato dal Cnr di Firenze anche per preservarne l’eredità minacciata dalle intemperie che più volte lo hanno danneggiato e ancora lo minacciano. L’olmo storico di Montepaone, inserito nella banca dati degli olmi monumentali d’Europa, sorge davanti la casa della famiglia Mattei, alla quale appartengono due patrioti, Gregorio Mattei e Luigi Rossi.
Quest’ultimo, in particolare, fu il poeta della Rivoluzione partenopea, autore dell’inno repubblicano del 1799. Entrambi furono giustiziati a Napoli, in piazza Mercato, pochi mesi dopo la nascita della Repubblica al ritorno del Borbone a Napoli. Una vicenda che è una delle tante da cui ha origine il Risorgimento italiano. Per celebrare l’Albero della libertà di Montepaone e ricordare le figure di Gregorio Mattei e Luigi Rossi il Fai, Fondo per l’ambiente italiano, ha organizzato per domani, sabato, un convegno con il patrocinio del Comune. L’iniziativa sarà introdotta dal delegato Fai di Catanzaro, Salvatore Bulotta, mentre l’Albero della libertà sarà descritto dall’architetto Aurelio Tucci

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