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dall’inviato FABIO AMENDOLARA
MONTEMURRO – In quei giorni sua moglie stava male. Era ricoverata in ospedale, a Polla, per un problema di una certa gravità. Era sua madre, Rosa Mazzilli, classe 1900, a badare alla faccende domestiche. Fino alle cinque di pomeriggio del 12 maggio del 1975 Andrea Rotundo, sospettato dalla polizia di essere in qualche modo coinvolto nell’omicidio di Ottavia De Luise, la figlia del macellaio di Montemurro che subiva le molestie degli anziani del paese e che è scomparsa dopo essersi incamminata sulla vecchia strada che porta ad Armento, era a lavoro. Fino a quell’ora, quindi, ha un alibi che è già contenuto in un fascicolo giudiziario. Ottavia è scomparsa alle quattro del pomeriggio. A quell’ora è stata vista nelle vicinanze della chiesa del Carmine, proprio sotto la masseria di Rotundo, da Maria Cirigliano che era di ritorno dalla campagna. La donna disse ai carabinieri che aveva incontrato Ottavia e le aveva chiesto dove stesse andando. Ottavia rispose che i Rotundo avevano lasciato i rubinetti aperti e che la loro abitazione in paese si stava allagando, per questo correva ad avvisarli. «Una bugia», secondo i carabinieri che all’epoca svolsero le indagini. Perché Ottavia a sua cugina, con la quale stava giocando prima di allontanarsi, aveva detto che doveva vedersi con Peppino Alberti detto il «viggianese». L’anziano fu indagato per atti di libidine nei confronti di Ottavia, ma il giudice istruttore archiviò il fascicolo perché mancava la querela della famiglia De Luise. Tutti in paese lo credevano morto. E anche Settimio, il fratello di Ottavia che ha spinto per la riapertura delle indagini, sapeva che «era morto due o tre anni dopo». E invece Peppino il viggianese ha sorpreso tutti. Era a Torino, da sua figlia. Ed è lì da quando il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Nitto, comandante della stazione di Montemurro, aveva cominciato a sospettare di lui. Partì dopo l’interrogatorio con il pubblico ministero e non tornò mai più a Montemurro. L’altra sera un fonogramma dei carabinieri ha avvertito gli investigatori della Squadra mobile di Potenza che «Alberti Giuseppe fu Angelo e fu Uva Filomena, nato a Viggiano il 7 novembre del 1923, pensionato, vedovo, pregiudicato, risulta domiciliato a Torino». E siccome ha ancora tante cose da spiegare verrà sentito. Non solo perché molestava Ottavia. Anche perché possedeva dei terreni a valle della masseria dei Rotundo e per l’ora della scomparsa non ha un alibi. Gli investigatori, però, al momento stanno lavorando su Rotundo. E’ a lui che hanno setacciato la masseria e demolito il fienile. Poi l’hanno interrogato. Sarà difficile però ricostruire i suoi spostamenti di quel 12 maggio di 35 anni fa in base ai suoi ricordi. Una cosa è certa: fino alle cinque era sul posto di lavoro. E Ottavia è stata vista alle quattro vicino alla chiesa. Cosa è accaduto tra le quattro e le cinque? E dove si è intrattenuta Ottavia? Perché – stando alla testimonianza della mamma dell’indagato – a casa di Rotundo non è andata. Ecco cosa disse la donna: «Abito in paese da alcuni giorni poiché la moglie di mio figlio Andrea è ricoverata a Polla, ed essendo mio figlio dipendente Anas, mi sono recata, nelle ore in cui mio figlio svolgeva il turno di lavoro, nella sua abitazione, sita in questa contrada Carmine, nei pressi della chiesa, per accudire ai suoi animali. Mi recavo di mattina nell’abitazione di mio figlio e vi rimanevo fino alle 17 circa, ora in cui lui tornava dal lavoro». E quel 12 maggio? «Anche quel giorno sono rimasta nell’abitazione di mio figlio fino alle 17 circa. Fino a quell’ora nessuno è venuto a trovarmi. All’arrivo di mio figlio sono tornata in paese». E i rubinetti? «In casa, al mio arrivo, non trovai i rubinetti dell’acqua aperti e tanto meno trovai acqua sul pavimento». Ottavia era già sparita? «La signorina De Luise non venne ad avvertirmi mentre ero nell’abitazione di mio figlio». Una lettera anonima, però, accusa proprio lui. E indica la sua masseria come il posto in cui Ottavia è stata violentata e uccisa. Gli investigatori la stanno cercando lì. Ieri una pala meccanica scavava proprio dove fino a qualche giorno fa c’era il fienile. Dei resti di Ottavia al momento non c’è traccia. Ma le ricerche riprenderanno lunedì.

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