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NAPOLI – Non basta essere un buon medico del 118, a Napoli. Occorre essere fisicamente allenati, e possibilmente proprio forti: se un’auto in divieto di sosta blocca il passaggio di un’ambulanza, ad esempio, potrebbe accadere di dovere addirittura spostarla di peso. Anche perchè il carro attrezzi non c’è: per una vertenza sindacale, da oltre tre mesi, la città non dispone di mezzi del genere. Così oggi, tre medici del pronto soccorso, chiamati a intervenire su un caso di overdose, hanno dovuto spostare di peso una Opel parcheggiata proprio davanti al varco di emergenza della stazione centrale. Quello in Corso Meridionale, utilizzato in caso di evacuazione e per fare uscire, appunto, le ambulanze. Scene di ordinaria inciviltà. Si scopre, infatti, che il proprietario dell’auto è partito per Roma, e ha con sè le chiavi: a spiegarlo ai medici è la moglie. E un carro attrezzi? Su questo rispondono ai sanitari i vigili urbani: «Non c’è». Motivi sindacali. Se ieri un ascensore rotto, nell’ospedale degli Incurabili – secondo la denuncia di una coppia di genitori – ha provocato la morte di un neonato, l’epilogo, stavolta, è che il paziente, un immigrato, viene comunque rianimato e portato all’ospedale Ascalesi. A indignarsi oggi, però, sono i medici. «Un ritardo di 5 minuti, su un caso di overdose può anche essere fatale – spiega il dottore Francesco Passarelli, che racconta il soccorso prestato personalmente -. Ed è ingiustificabile che l’autoambulanza arrivi con qualche minuto di ritardo a pochi metri. Io mi chiedo: di chi sarebbe stata la responsabilità, se quell’uomo fosse morto?». «Si parla tanto di malasanità: ma io sono un medico – continua lo sfogo -, è possibile che debba sollevare personalmente, a 54 anni, un’automobile che mi impedisce di fare il mio lavoro? L’ho fatto, fra l’altro, assieme a due colleghi ultrasessantenni» Un dettaglio aggrava il quadro: «Il nostro intervento è stato eseguito alle 7 del mattino. Alle 10.30 quell’auto era ancora là: davanti al varco di emergenza della stazione centrale. L’ambulanza è rimasta fuori per tre ore». «Una donna mi ha detto, minimizzando, che il proprietario dell’auto, il marito, era andato a Roma, ma che sarebbe tornato presto – continua Passarelli -. E i vigili urbani, allertati, mi hanno risposto di non avere disponibilità di un carro attrezzi. Alla fine si sono limitati a fare una multa». «Possibile che chi ha interrotto il pubblico servizio – conclude Passarelli – , mettendo a rischio una vita umana, se la cavi con un verbalino?».

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