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MONTEMURRO – Sarebbe stato un pellegrinaggio mariano come quello che si ripete tutti gli anni, in occasione della processione della Madonna di Servigliano, al monte di Montemurro . Ma in questa calda domenica di maggio nel piccolo centro della Val d’Agri ieri, come accade ormai da giorni – da quando sono ripartite le indagini sulla fine della piccola Ottavia De Luise, la dodicenne scomparsa ormai 35 anni fa – c’è ben poco di consueto. Il pensiero, anche nel giorno di festa, non può che andare alla tragica vicenda che ha tristemente acceso i riflettori dei media nazionali sul paese. La comunità che per tutti questi anni non ha mai dimenticato Ottavia, e che ora si trova a fare i conti con il clamore mediatico ma soprattutto con la sete di verità, è profondamente scossa e smarrita. Ieri, a portare uno speciale messaggio di vicinanza, nella doppia veste di concittadino e rappresentante istituzionale, il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, che ha partecipato al rito religioso, e soprattutto ha incontrato la sua gente. Quando è nato, 33 anni fa a Montemurro, Ottavia De Luise non c’era più già da due anno. Quella della dodicenne, per lui come per molti altri nati dopo la vicenda, è stata, fino a ora, la dolorosa storia di una ragazza di cui all’improvviso non si è saputo più nulla. Ma di una cosa il presidente Lacorazza è certo: «Alla gente di questo paese è ben chiaro che non si può ritenere responsabile di quanto accaduto ben 35 anni fa, quella bambina che all’epoca dei fatti non aveva più di 12 anni». Ed è per questo «che ora la comunità chiede che la verità sia accertata a tutti i livelli, che le indagini vadano avanti fino in fondo, e che siano chiarite le responsabilità. L’auspicio è che vengano individuati i colpevoli e, in questo caso, vengano puniti anche con pene esemplari». Montemurro, quindi, chiede verità e giustizia. Ma c’è un punto che per il presidente è fondamentale: «Non siamo disposti ad accettare sentenze preventive nei confronti dei singoli, né giudizi sommari sulla comunità». Un paese, spesso dipinto in questi gironi a tinte fosche e per il quale, invece, il presidente della Provincia rivendica un’immagine diversa. Montemurro – ricorda – che ha dato i natali a personaggi illustri come (solo per citarne alcuni) il capitano di Napoleone Maurizio De Rosa, il patriota risorgimentale Giacinto Albini, (1821-1884), ancora il poeta Leonardo Sinisgalli e Maria Padula, pittrice e scrittice. Un comune, quindi, dalla ricca tradizione culturale, che non vuole essere ricordato come il paese della verità negata. «Quella di Montemurro – conclude il presidente – è una comunità a colori, di grande civiltà e tradizione di pensiero. Di vedute ampie e che non ha nulla a che vedere con il concetto di omertà».
Una comunità che in questi giorni chiede per Ottavia finalmente chiarezza.

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