X
<
>

Condividi:
8 minuti per la lettura

di ROCCO PEZZANO
PISTICCI – Gli amici immaginari di Regina non erano immaginari. Erano morti.
A sette anni quella bimba, che oggi ne ha 34, vedeva i defunti. Oggi vede la Madonna. E la ascolta.
Regina – il nome non è quello reale, lo ha chiesto lei, unica condizione per raccontare – vive a Pisticci. Questo è il racconto del suo racconto. Chiunque potrà trarre le proprie conclusioni. Crederci o non crederci.
L’aspetto che differenzia questa storia da altre simili è un piccolo, minimo riscontro.
Ma prima bisogna narrarla, questa storia. Da quei sette anni a oggi, a quando sul corpo di Regina sono affiorate delle ferite a forma di croce (le foto sono in questa pagina). Sui polsi e sotto il costato.

I tappa
Sette anni. Visita al cimitero. Nel camposanto di un piccolo paese di montagna, di cui è originaria. E’ l’occasione, per i bambini, di sostare davanti alle tombe e fare la “preghierina”.
Regina vede un signore, fra i vialetti abitati dal silenzio. Un signore anziano. Che le sorride.
Chi è quel signore che mi sorride, papà? Quale signore, piccola mia? Quello, vedi, papà, quello che mi sta guardando adesso. Lì non c’è nessuno, piccolina. Ma no, è lì: è fatto così e così, la giacca e il cappello di velluto.
Alla descrizione, i genitori si irrigidiscono. E’ il ritratto del bisnonno. Dove può averlo visto, la bimba? E’ morto prima che nascesse.
Bah, sarà una casualità. Ma forse qualcosa negli occhi dei genitori tradisce una certa preoccupazione.

Preludio
A pensarci bene, se oggi Regina si sforza, ricorda qualcosa di ancora precedente. Lei alla primina. Una classe di tre persone. Il maestro – un maestro che ama narrare – ogni giorno comincia le lezioni con una parabola del Vangelo. La racconta come fosse una favola.
«Ogni volta che ci ripenso – rammenta Regina – vedo un’immagine: il Giardino degli Ulivi. E una persona, con una tunica bianca, la barba nera e lunga, il volto scuro, di profilo, che guarda un punto all’orizzonte. Lo vedevo allora, lo vedo continuamente ancora oggi».

II tappa
I genitori hanno anche interpellato un prete, nel frattempo. Non alimentate quelle fantasie, dice il prelato.
Quando ha nove anni, a luglio, muore una parente. Una suora. Ci si ritrova nella sua casa. E, mentre stanno tutti a tavola, Regina la vede. E’ in piedi, dietro la sedia che occupava di solito a pranzo. Le sorride.
La bimba scoppia a piangere. Quando spiega il perché, la risposta è: “Poverina, si vede che le manca tanto”.

III tappa
Alle medie sogna di persone che non conosce, che non può conoscere. La risposta è sempre la stessa: fantasie di bambina.
E allora Regina si chiude in sé. Non ne parla proprio più. Il suo mondo, popolato da defunti che però non le fanno paura, rimane un suo segreto.
Adolescente, una sola eccezione. Quando va a casa di un nonno, defunto. E lo vede camminare. Ma non è solo: per mano tiene una bimba, capelli rossi a caschetto, lentiggini.
Lo racconta alle zie, loro capiscono e sorridono: era una parente morta da bambina.

IV tappa
A diciotto anni, scopre che una parente aveva avuto le stesse capacità, molti anni prima. Lei vedeva le parole della Bibbia. Ma i tempi erano diversi. Presa per una malata di mente, veniva sedata.

V tappa
E arrivano gli attacchi di panico. Non un fenomeno paranormale. Proprio concretissimi attacchi di panico. Oggi lei si dà una spiegazione: «Non parlavo con nessuno di ciò che vedevo ogni giorno. Alla fine, tutto quel tenere dentro ha prodotto i suoi effetti».
Gli attacchi di panico durano dieci anni. Regina va dai medici. E a loro racconta tutto. I più non le danno ascolto, le prescrivono psicofarmaci. Quasi teme che non si tratta di defunti che le fanno visita, ma di visioni indotte dalla chimica.
Ma un medico riflette: se certe esperienze le hai avute anche a 7 anni («Dopo un’infanzia felicissima»), non possono dipendere da traumi infantili, meno che mai dagli psicofarmaci. E ammette: ci sono eventi davanti ai quali la scienza si ferma.

VI tappa
Ha quasi trent’anni, Regina, quando c’è un avanzamento di carriera (la similitudine può sembrare irriguardosa, ma Regina dice continuamente: la fede è vita, è allegria, bisogna anche saper ridere di certe cose): un defunto non si limita a sorriderle. Le parla.
E’ un altro parente. Morto giovane.
Le appare e le intima: va’ da mia madre e dille di togliere quella foto con la cravatta che ha messo nella stanza, io le cravatte non le ho mai potute sopportare. Regina riferisce. Con ovvio turbamento della destinataria del messaggio.

Il riscontro
Si diceva, all’inizio, di un riscontro minimo. E’ una piccola storia. Regina che partecipa a un corso. A un certo punto vede un uomo vicino a un compagno di corso. L’uomo accarezza il giovane. Lei gli si avvicina: «Noi non ci conosciamo. Forse mi prenderai per pazza, ma c’è un uomo che ti è vicino a ti carezza». Il ragazzo è orfano di padre. E riconosce, nelle parole di Regina, il genitore scomparso. Cos’ha questa storia di particolare rispetto alle altre? Che a raccontarla non è Regina. Ma quel ragazzo.

VII tappa
In tutto questo, Regina conduce una vita normale. Non è quella che in Basilicata viene definita “bizzoca”, sorta di suora senza tonaca, tutta chiesa e chiesa. No: Regina ha il ragazzo, se le va veste la minigonna, scherza, fuma pure.
Ha molta fede, certo. Prega, dice il rosario. Ma non fa parte della schiera delle allegre comari di paese che sognano solo di lustrare gli ottoni della chiesa madre e pendono dalle labbra del parroco.
Continua a vedere morti di amici e parenti, riporta fedelmente i messaggi. Tenta di interloquire. La risposta è sempre: «Non ti è dato sapere».

VIII tappa
Una volta il morto le appare a casa di un amico. Mentre tutti prendono il caffè. Le appare e le dice: nessuno pensa a Peppino (altro nome di fantasia)? E aggiunge: fermatelo, perché se va fino in fondo con quello che vuole fare non lo rivedrete più. La prendono sul serio. Vanno da Peppino. E lui ammette: sì, volevo farla finita. L’avrei fatto di qui a poco. Troppi lutti avevano fatto perdere il gusto della vita a questa persona. Nel racconto di Regina, quel defunto pietoso l’ha salvato.

IX tappa
Non mancano le esperienze dolorose. Trasferitasi altrove, Regina si trova accusata – dopo aver riferito di un incontro con il padre di una persona e aver fornito particolari inequivocabili – di essere a capo di una setta satanica.
Perché – questa la motivazione – nella Bibbia si leggerebbe che il demonio può mostrarsi sotto apparenze piacevoli.
La titolare dell’interpretazione teologica si scuserà, anni più tardi, di queste accuse. Ma intanto Regina, turbata e ferita, torna nella sua Pisticci.

X tappa
Un giorno, Regina vede una ragazza vestita da sposa vicino a un ragazzo. Lei le dice: «Non riesco a superare la soglia perché soffro». Regina non conosce quel giovane. Fa in modo di contattarlo. E lui conferma: è il fratello di quella ragazza, morta a 18 anni. Lui ha voluto rimuovere quel lutto, quasi dimenticarsi di aver avuto una sorella. E per questo lei non riusciva a compiere il salto verso la meta finale. «Lei poi mi ha ringraziata ed è andata via», racconta Regina.

XI tappa
Nel frattempo, Regina si rivolge a uomini di chiesa. Un sacerdote le vaticina: è in serbo per te una cosa più grande di te, una cosa splendida. Lei pensa di aver trovato la guida spirituale. Ma il prete muore.
A giugno 2009 va a una messa celebrata da un esorcista. Uomini grandi come armadi faticano a tenere ferme donne in preda a spasmi, urla, contorsioni. Regina teme che capiti anche a lei. Ma il sacerdote le segna la fronte e le dice: tu hai un grande dono.

XII tappa
Nell’ottobre 2009 arrivano le croci. E’ il nuovo livello. Regina si sveglia la mattina e ne trova una sull’avambraccio, nel letto ormai rosso di sangue. «Provo stupore, non paura – ricorda – I miei parlarono con un vescovo. E lui disse: meglio che la ragazza lasci stare queste fantasie, la faccia vedere da un medico». Nient’altro? «Nient’altro».
Dopo poco, la croce sull’altro braccio. Perdono molto sangue, «strano per ferite così superficiali».
Il dolore fisico vero arriva con le croci sul costato, a novembre. «Avevo fatto la doccia, tutto a posto. Poi metto l’accappatoio e si inzuppa di sangue. Comincio a chiedermi il perché di tutto quello che mi accade».

XIII tappa
Regina vede la Madonna. Nel marzo scorso. Non in chiesa, in un santuario, nel deserto o sull’oceano. No, la vede in bagno. Mentre sta pulendo un crocefisso.
«Un bagliore fortissimo. Poi una sagoma, senza un volto definito, avvolta in un manto bianco. E’ sollevata dal pavimento. Con una voce di una dolcezza senza fine, mi dice: ti calunnieranno, ti derideranno, mio figlio è con te, non aver paura. Bisogna ricordare la Passione sempre – continua – non solo a Pasqua. Pregate, pregate, pregate». Regina ricorda di non essersi spaventata, anzi di aver provato un senso di pace interiore.
Poi, a fine marzo, un’altra visione. «Oggi sono un po’ triste – le dice Maria – la gente vede ma non crede».
Infine, il sabato prima di Pasqua: «Adesso comincia il tuo compito».
Il padre di Regina, inizialmente scettico, oggi le è vicino, come gli altri suoi familiari.

XIV tappa
Arrivati alla fine di quello che sembra un percorso di formazione («E’ proprio così»), ci sarà chi ci crederà e chi dirà: sono tutte bufale. Su questo ogni lettore saprà cosa pensare.
Come cambia la vita di Regina? «So che accadrà qualcosa che mi farà soffrire – dice oggi -Ma io farei di tutto, sopporterei di tutto pur di riuscire a convertire le persone. Senza chiedere nulla, senza volere nulla. Solo la conversione. Se questa mia testimonianza servirà anche a una sola persona, sarò felice».
r.pezzano@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE