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Si compone di 38 pagine suddivise in nove tomi che riguardano sanità; lavoro ed occupazione; impresa e sviluppo; infrastrutture e trasporti; ambiente e territorio; famiglia, welfare, solidarietà sociale; istruzione, formazione, politiche giovanili; turismo, arte e cultura; governance e società dell’informazione. Così è stato strutturata la relazione programmatica del presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, sottoposta, dopo il dibattito, all’approvazione del Consiglio regionale.
In particolare, Scopelliti, sui temi della sanità, ha sottolineato oltre all’obbligo di risanare il deficit del settore la necessità «di adottare un nuovo piano sanitario regionale, di riorganizzare il dipartimento tutela della salute, del sistema urgenza-emergenza».
Il presidente della Giunta regionale, inoltre, ha detto che «le nomine dei prossimi direttori generali delle Aziende sanitarie e dei direttori di struttura complessa devono osservare una procedura trasparente sulla base di obiettivi criteri preventivamente fissati per una oggettiva valutazione tecnica che privilegi le professionalità con elevate competenze specifiche». Scopelliti, nella sua relazione, ha anche individuato il rapporto tra il servizio sanitario pubblico e quello privato: “il privato che opera nella sanità – ha sostenuto – si renda complementare al servizio pubblico ponendosi l’obiettivo di evitare l’offerta di prestazioni ripetitive di basso impatto ed orientando la propria attività nel contrasto alla migrazione sanitaria ed alle liste di attesa, nell’offerta di elevate tecnologie, nel campo della riabilitazione».
Su lavoro ed occupazione, il governatore ha ricordato che “il tasso di occupazione in Calabria è passato dal 44,1% del 2008, al 43,1% del 2009, con un calo di novemila unità». Scopelliti ha però indicato anche i percorsi «per una inversione di tendenza, con una manovra che coinvolga innanzitutto i giovani dai 15 ai 25 anni, un bacino di popolazione pari a 282.506 soggetti, di cui 96 mila interessati a politiche attive del lavoro.
«Le risorse finanziarie messe in campo – ha detto – con il Fse per il periodo 2007/2013 sono pari a circa 850 milioni di euro, e se correttamente utilizzate, possono favorire le condizioni per abbassare il tasso di disoccupazione avvicinandolo alla media nazionale». Sul ruolo delle imprese, invece, Scopelliti ha posto in evidenza il peso negativo delle lungaggini burocratiche «che erodono tutti i vantaggi degli aiuti concessi. In tal senso – ha detto – occorre privilegiare gli interventi di più limitato ammontare che possano essere definiti con procedure automatiche e che al tempo stesso riescano ad indirizzare le imprese sui sentieri di qualità».
Ecco il testo dell’intervento del presidente Scopelliti che oggi nella riunione del Consiglio regionale ha illustrato le linee programmatiche di Governo:

«Egregio Signor Presidente, Signori Consiglieri, i contenuti del Programma di governo, di questa nona legislatura 2010-2015, che mi accingo ad illustrare, ricalcano il programma elettorale sul quale vi è stato un netto pronunciamento del corpo elettorale. Il 57,8 per cento dei calabresi, ha scelto la coalizione di centro destra, le nostre proposte politiche ed il nostro programma. È chiaro, dunque, che il Programma di governo che oggi presento all’attenzione del Consiglio regionale per la sua approvazione, non è e non potrebbe essere diverso, da quello che ha avuto il sostegno e l’approvazione degli elettori».
«Prima di evidenziare le priorità e le questioni fondamentali da affrontare nel corso di questa legislatura farò una riflessione sulla fase delicata che sta attraversando il nostro Paese. Il quadro generale della situazione economica e produttiva è preoccupante per tutti, ma per la Calabria è drammatico, sia in rapporto allo scenario nazionale che internazionale. La crescita economica irrilevante, il livello occupazionale che segna un saldo negativo, l’assenza di competitività delle nostre imprese,una pubblica amministrazione lenta ed inefficiente, servizi pubblici degradati, la carenza del sistema infrastrutturale, l’oppressione della ‘ndrangheta, aggravano le difficoltà già enormi che la nostra regione deve superare per raggiungere una condizione di equità sociale. La riduzione dell’offerta occupazionale ha, tra l’altro, rallentato l’ingresso stabile dei giovani nel mondo del lavoro, favorendo la diffusione di forme di occupazione precaria clientelare e la ripresa della emigrazione verso altre regioni».
«Questo costituisce uno dei principali problemi, su cui ci dobbiamo impegnare ad intervenire con sempre maggiore convinzione, pianificando interventi concreti per la creazione di una occupazione stabile. Anche le condizioni sociali della nostra popolazione, risentono di questo quadro che è causa di quel senso di incertezza e di sfiducia, soprattutto nei confronti della politica. Dobbiamo essere tutti consapevoli, che questa legislatura sarà difficile e impegnativa. Se la Calabria vuole uscire dal tunnel in cui è costretta da decenni, deve superare le difficoltà del presente e cogliere tutte le opportunità del futuro, deve affrontare e superare sfide delicate e complesse. La Regione ha il compito di guidare questo processo, con scelte chiare e trasparenti assunte nell’esclusivo interesse pubblico. È necessario un salto di qualità, ma per farlo, dobbiamo essere tutti partecipi di una rivoluzione culturale, che prendendo coscienza della grave situazione in cui oggi ci troviamo ad operare, in maniera obiettiva e critica, fa emergere problemi e difficoltà che devono diventare patrimonio comune di conoscenza.
Ai cittadini, alle categorie economiche e produttive, ai sindacati e al mondo del lavoro, chiediamo di esserci accanto per costruire una nuova stagione che sarà caratterizzata da una strategia di rottura con il passato e con quelle logiche perverse che ne hanno contraddistinto le scelte, nel convincimento che la Calabria, è in grado di essere artefice del proprio sviluppo. È questo lo spirito positivo che abbiamo interpretato con il programma elettorale e che ora trasferiamo in questo Programma di governo, la cui attuazione consentirà alla Calabria, di essere pronta a cogliere le nuove opportunità e sostenere le grandi sfide che insieme dobbiamo affrontare e vincere. Il nostro è un progetto di sviluppo che guarda al futuro e che mira a disegnare la Calabria del 2020, attraverso un processo graduale di cambiamento, con scelte di governo coerenti e finalizzate a garantire ai cittadini calabresi: il diritto alla salute, il diritto al lavoro, la coesione sociale, la competitività del sistema produttivo regionale, il diritto alla sicurezza. Il documento programmatico allegato, descrive in maniera puntuale le grandi fonti di vitalità e le croniche criticità del sistema Calabria, analizza l’attuale situazione, propone specifiche azioni mirate alla risoluzione dell’emergenza ed alla programmazione e pianificazione degli interventi».
«La Regione che vogliamo costruire è aperta al confronto, coesa, competitiva, partecipata, attenta ai bisogni dei cittadini e delle comunità, alla loro salute ed alla loro formazione, capace di offrire opportunità e risposte concrete ai principali problemi dei più deboli, dei giovani, degli anziani, degli immigrati. Vogliamo percorrere «insieme» una strada fatta di lavoro comune a tutta la società calabrese, con la partecipazione degli attori pubblici e privati, in una rinnovata governance che si fonda sulle solide basi della concertazione e si sviluppa attraverso la società dell’informazione e della conoscenza, come garanzia di forme più avanzate di partecipazione. Ed è proprio partendo da questi concetti che ritengo opportuno evidenziare, alcuni gravi problemi che in questi primi giorni abbiamo dovuto affrontare e che costituiscono le priorità per questa legislatura. Incominciamo dalla sanità e dall’aver ereditato un sistema inefficiente, produttore di sprechi e terreno fertile per il proliferare del clientelismo, sopratutto in concomitanza delle tornate elettorali. Pensate, l’esubero nel settore è stato quantificato in circa tremila unità, ma nonostante questo nel periodo giugno-dicembre 2009, sono stati pubblicati dalle aziende sanitarie ed ospedaliere una miriade di bandi per il reclutamento di personale, sulla base di una serie di deroghe concesse dalla precedente giunta regionale».

«Mi auguro, che le professionalità siano effettivamente necessarie al funzionamento delle singole aziende e non invece, costituiscano il frutto di una mediazione politica che nella maggior parte dei casi, prescinde dall’analisi del fabbisogno e dalle reali necessità professionali ed organizzative connesse ad un efficiente erogazione del servizio. La situazione è drammatica anche perchè, pur avendo sottoscritto il piano di rientro con i ministeri competenti, ancora oggi si è allo stesso punto del 17 dicembre 2009. Gli adempimenti connessi agli impegni assunti sono rimasti lettera morta, le scadenze non sono state rispettate, ed ancora, paradosso dei paradossi, non si è in grado di quantificare con certezza il disavanzo finanziario, nonostante l’aiuto dell’advisor KPMG. I documenti ufficiali parlano di 2 miliardi e 166 milioni di euro al 31 dicembre 2009! Una voragine difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale. A quest’ultimi, chiederemo una assunzione di responsabilità per i ruoli da ciascuno rivestiti, in ordine alle scelte che dovremo necessariamente assumere e che comporteranno sicuramente, una contrazione delle disponibilità finanziarie per tutto il sistema. Dei nuovi ospedali non vi è traccia e le procedure sono ancora in fase di definizione delle attività preliminari, pur essendo disponibili le risorse finanziarie. Per capirci, gli appalti non possono ancora essere svolti. Medesima cosa dicasi per gli altri fondi disponibili al 2007 e destinati ad altri interventi, quali ad esempio l’adeguamento tecnologico e la messa in sicurezza degli ospedali. La nostra azione, quindi, va ad innestarsi in questo scenario desolante che richiede l’assunzione di drastiche decisioni, in linea con i principali obiettivi del piano di rientro, che deve essere in alcune sue parti operative rivisitato al fine di garantirne l’attuazione. Ma non sarà sufficiente tagliare gli sprechi, è necessario pensare ad una nuova ed innovativa organizzazione della sanità in Calabria. Pertanto, sarà necessario porre in essere un’attività finalizzata alla razionalizzazione delle risorse ed alla valorizzazione delle professionalità esistenti, eliminando quei centri obsoleti ed improduttivi, che costituiscono solo un costo non più sostenibile dal sistema. Si dovrà costruire attorno ai poli di eccellenza, che gravitano sul territorio calabrese, una sanità territoriale che costituisce il primo momento qualificato di soddisfacimento della richiesta del paziente, completato da una ospedalità pubblica e privata, che agisce in un rapporto di complementarietà e di sussidiarietà. L’integrazione, poi, con gli interventi sociali e di assistenza soprattutto agli anziani ed ai diversamente abili deve essere assicurata attraverso progetti e programmi finalizzati, che vedono il coinvolgimento delle associazioni «no profit» del territorio. Solo se riusciremo a dimostrare concretamente una inversione di tendenza rispetto al passato, allora sarà possibile chiedere al governo una apertura di credito nei confronti della Calabria, che nel settore della sanità registra le peggiori performance di tutte le altre regioni. Un sistema, che per raccogliere questa sfida di cambiamento virtuoso, abbisogna anche di un management adeguato, sia nel dipartimento regionale che nelle aziende sanitarie».
«Un management professionalmente qualificato per studi ed esperienze maturate nel settore incaricato, sì dalla politica, ma in una trasparente comparazione esclusivamente meritocratica e non legato alle logiche dell’appartenenza, che fino ad oggi hanno costituito la discriminante delle scelte. Se riusciremo in questa opera riformatrice, governando l’emergenza e costruendo un nuovo sistema sanitario regionale, sono sicuro che nell’arco di un triennio, potremo risalire la china e garantire ai calabresi una sanità efficiente. Altra problematica da affrontare è quella legata al lavoro ed alla necessità di creare le condizioni, che favoriscono la nascita di nuove opportunità occupazionali. Gli istituti specializzati e le organizzazioni che studiano il mercato del lavoro, tracciano scenari desolanti per la nostra regione, dove la disoccupazione giovanile raggiunge la percentuale più alta nel panorama europeo. Per invertire questa tendenza è necessaria una politica di sostegno all’intero sistema produttivo calabrese, per innalzarne la competitività attraverso interventi mirati sull’innovazione e sulla qualità della produzione. Dobbiamo con forza difendere i nostri prodotti sul mercato mondiale, nonchè avviare quel processo di internazionalizzazione delle imprese calabresi, cercando anche di incrementare il flusso degli investimenti esteri nel nostro territorio. Guardiamo con molta attenzione a questa opportunità, legata anche alla posizione strategica che la Calabria ha nel bacino del Mediterraneo ed al ruolo primario, che potrà assumere nell’ambito di una strategia concordata con il governo nazionale e mirata alla ricerca di nuovi mercati. Dovremo, quindi, stabilire un legame più stretto con la ricerca, per far crescere un più alto contenuto di saperi all’interno dell’impresa, nonchè migliorare la dotazione infrastrutturale del territorio per sostenere la competitività, e favorire la qualità del lavoro attraverso un sistema più qualificato di formazione e di orientamento professionale. Per garantire una occupazione stabile, soprattutto alle giovani generazioni, è necessaria una idonea utilizzazione dei fondi comunitari 2007-2013 che devono essere finalizzati, in coerenza con gli obiettivi della politica di coesione comunitaria, a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio».

«Anche in questo settore ci troviamo di fronte ad una programmazione già assentita dalla Commissione europea e che per alcuni aspetti prevede interventi, che non riteniamo coerenti per il perseguimento dell’obiettivo. «Inoltre, a tale proposito, si registra anche un ritardo nell’attuazione e nella percentuale della spesa, che deve essere rendicontata entro il 31 dicembre 2010, pena il disimpegno sulle successive annualità. Interverremo per modificare, in conformità alla programmazione, alcune azioni già definite dalla precedente giunta regionale, al fine di inquadrare gli interventi all’interno di un più generale piano di sviluppo del territorio, che deve considerare anche i piani ed i programmi strategici integrati. La partecipazione all’individuazione di questi programmi da parte di attori pubblici e privati, che tende alla selezione delle priorità da cui discendono le progettualità da attuare, vuole conseguire l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni che supera il settorialismo e la separazione dei diversi ambiti di intervento, e che costituisce la novità della governance che noi vogliamo attuare. In sintesi, auspichiamo il coinvolgimento del mondo dell’impresa nella definizione delle scelte pubbliche di intervento per favorirne lo sviluppo, nella consapevolezza che una delle problematiche strettamente connesse, riguarda la semplificazione delle procedure amministrative ed il rapporto con la struttura burocratica regionale. Quest’ultima, molto spesso, non è allineata ai tempi delle aziende e non dà certezze nelle procedure autorizzative».
«Per favorire questa comunione di intenti è, però, necessario operare anche sul fronte della lotta alla ‘ndrangheta che costituisce un vincolo alla libera espressione dell’imprenditorialità. Dobbiamo combatterla in tutte le sue forme ed in tutte le sue molteplici connotazioni, disboscando quella borghesia mafiosa, che si annida e prolifera, grazie a connivenze e comportamenti omertosi. La lotta alla ‘ndrangheta, deve essere percepita da tutti noi come un dovere civico da esercitare in tutte le forme consentite dalla legge, per proteggere la nostra società dall’aggressione della criminalità, che limita la nostra libertà di cittadini. Sosterremo concretamente e secondo un percorso concertato con le istituzioni democratiche, tutti coloro che si ribelleranno alle estorsioni, al pizzo ed alle minacce e ne denunzieranno i loro aguzzini. La giustizia ed il rispetto della legalità, costituiscono per la Regione obiettivi da perseguire e da assicurare quotidianamente, nello svolgere della sua azione politico-amministrativa. Saremo intransigenti con chi sbaglia e proporremo con il concorso e l’apporto di tutte le forze politiche rappresentate in questo Consiglio Regionale, una normativa che regolamenti in maniera più stringente il conferimento degli incarichi negli enti. Per attuare il programma sarà necessario uno stretto raccordo con il Governo centrale, di collaborazione e di leale sostegno, al quale ci rivolgeremo per proporre una serie di iniziative, che noi riteniamo essere di valenza strategica per lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno». «Nell’ambito delle relazioni politico istituzionali cercheremo con la nostra azione, di rendere sempre più coesa la maggioranza, rafforzandola e favorendo il radicamento sul territorio. L’iniziativa politica sarà unitaria e valorizzerà le proposte di ciascuna forza politica che costituisce questa maggioranza, nell’ambito di un coordinamento condiviso delle attività dei gruppi consiliari. Con l’opposizione intendiamo, se possibile, instaurare un dialogo costruttivo che, con grande impegno e nel rispetto dei ruoli, guardi alle riforme da attuare, in primis lo Statuto e la nuova legge elettorale. La crescita di una comunità si misura anche dal tenore del confronto, che nelle assemblee elette democraticamente, avviene tra i rappresentanti del popolo. Il Consiglio Regionale è la sede naturale di questo confronto, che auspico sia sempre improntato al rispetto reciproco pur nella diversità delle rispettive posizioni. Ed è proprio nell’ottica del confronto e della collaborazione istituzionale che propongo a tutte le forze politiche di discutere ed approvare quale prima legge regionale di questa legislatura, il provvedimento che riduce i costi della politica, liberando risorse che possono essere utilizzate per finanziare iniziative tese a sostenere le famiglie calabresi in questo particolare momento di crisi economica».
«Un’ultima questione che intendo sollevare in quest’Aula riguarda la corretta composizione degli organi di indirizzo politico. È noto che, sul finire della trascorsa legislatura, divenne efficace una modifica statutaria che introduceva, per gli Assessori interni al Consiglio regionale, la sospensione di diritto dall’incarico di Consigliere per tutta la durata del mandato assessorile e la surroga dei medesimi, secondo le modalità che sarebbero state previste dalla legge elettorale (articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto). L’interpretazione più diffusa della detta disposizione – che è quella alla quale pure io mi sento di dovere aderire, perchè affermata in Aula da esponenti di punta della passata maggioranza politica e pubblicamente avallata dai funzionari apicali di questo Consiglio – è senz’altro quella per cui, non avendo la legge elettorale del marzo 2010 nulla disposto espressamente in merito alle modalità della supplenza, l’istituto della sospensione di diritto non sarebbe mai divenuto praticamente applicabile, perchè, diversamente, si sarebbe dato luogo ad un Consiglio privo di sette dei suoi membri democraticamente eletti, senza la possibilità di una loro sostituzione anche solo temporanea».

«Tuttavia, registro che su quale debba essere l’esatta interpretazione da dare alla norma è successivamente insorto un contenzioso legale. Questo pone un problema di ordine politico, che chiedo a quest’Aula di risolvere da subito, con un atto che faccia chiarezza definitiva sul punto. È per questo che la Giunta da me presieduta ha di recente approvato due distinti progetti di legge, che chiedo all’Aula ed al Suo Presidente di voler porre immediatamente ai voti: uno ordinario, che chiarisce l’esatta interpretazione da dare allo Statuto e l’altro, statutario, di abrogazione della norma sopra descritta, il cui contenuto, per altro, oggi stride dinanzi all’esigenza di ridurre e non ampliare i costi della politica. Ove la mia richiesta di sottoposizione al voto delle due proposte fosse accolta, invito sin da ora i membri di quest’Aula ed in primis quelli della maggioranza eletta, proprio per assecondare quello che è lo scopo unico della mia proposta: consentire al massimo organismo regionale della Regione (e, quindi, al Popolo calabrese, che essi rappresentano) di dire una volta per tutte la sua su una questione così rilevante per il regolare assetto delle Istituzioni». «Ringrazio il Consiglio dell’attenzione e mi auguro che il dibattito che seguirà, possa costituire il primo momento di un confronto costruttivo che caratterizzerà l’intera legislatura».

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