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di MARIO LETTIERI* E PAOLO RAIMONDI**
Dovremmo ringraziare la cancelliera tedesca Angela Merkel per aver preso, in perfetta solitudine, importanti decisioni contro la speculazione finanziaria. Ha rotto con le indecisioni e con il tabù di una finanza “untouchable”, intoccabile. È rilevante che almeno un grande paese sia passato dalle parole alle misure concrete, stabilendo l’autorità dello Stato e della legge. Certamente sarebbe stato meglio se tutti i paesi dell’Unione europea avessero insieme preso la stessa decisione. Ma la storia dei passati tre anni e i recenti attacchi speculativi contro l’euro stanno a provare come il lavoro di mediazione non solo sia diventato estenuante, ma sia il campo di gioco preferito dalle lobby bancarie. La cancelliera Merkel le ha messo a tacere, ricordando che quando si decide la bonifica della palude non si può andare a chiedere l’opinione dei ranocchi. «Vogliamo più regole, anche senza il coordinamento internazionale, in quanto abbiamo davanti una minaccia alla stabilità finanziaria in Europa e nel resto del mondo», ha precisato. Polemizzare con la Germania in questo momento è perciò fuori luogo e controproducente. La cosa migliore per i paesi europei sarebbe quella di chiudere il gap e fare proprie le decisioni di Berlino. Tra l’altro esse proibiscono le vendite “nude” allo scoperto di cds, di titoli relativi ai debiti sovrani europei e di titoli di 10 tra le maggiori assicurazioni e banche tedesche. Prevedono anche una tassa sulle banche e sulle operazioni finanziarie. D’altra parte la Merkel aveva già presentato queste proposte al G8 di Heiligendamm nel giugno 2007. Le aveva ribadite in parlamento prima del summit dell’Aquila e discusse con molti governi, prima di tutto con Nicolas Sarkozy. Gli irresponsabili indugi dell’Europa hanno nel frattempo ulteriormente sollecitato la speculazione internazionale a scommettere sulla debolezza dell’euro. L’iniziativa di Berlino assume ancora più importanza alla luce della decisione del Senato americano di votare una riforma del sistema finanziario, che è significativa nel suo insieme e nella sua eccezionalità, anche se ancora manca di sufficiente mordente. La normativa che si sta definendo negli Usa prevede che i derivati siano contrattati sui mercati regolamentati in modo standardizzato e con specifiche garanzie richieste agli operatori coinvolti. Trasferisce inoltre maggiori poteri di controllo alla Federal Reserve sulle grandi banche e finanziarie. Prevede una riforma sostanziale delle agenzie di rating. Opta per una separazione tra banche commerciali e banche di investimento. Purtroppo affida a nuove agenzie di controllo ancora una volta il compito di definire con precisione le regole e i comportamenti degli attori finanziari e dei loro strumenti. Lo stesso senatore democratico Carl Levin, presidente della Commissione di indagine sulla crisi finanziaria e Wall Street, presentando i risultati finali del suo lavoro, si è lamentato del fatto che l’emendamento del sen. Byron Dungan, che vietava le vendite allo scoperto “nude” di cds e di tutti gli altri prodotti finanziari sintetici, non sia stato votato. Levin ha espresso il suo disappunto anche per l’accantonamento di un altro suo emendamento, presentato insieme al senatore Jeff Merkley, che proibiva alle banche commerciali di usare i risparmi depositati in operazioni altamente rischiose e che affrontava problematiche relative al conflitto di interesse, come nel caso della Goldman Sachs. La non approvazione dei due emendamenti citati è una indubbia vittoria di quella lobby bancaria, “calata su Washington come un’armata”, così come la definisce il presidente Barack Obama. Levin ha comunque stigmatizzato il comportamento dei banchieri e dei dirigenti di Wall Street che “dopo aver distrutto milioni di posti di lavoro e miliardi di dollari di ricchezza, ripetutamente eludono le loro responsabilità”. «Forse non hanno imparato le lezioni della crisi. Dobbiamo stare attenti. Noi dobbiamo agire. Dobbiamo riportare a Wall Street il poliziotto di quartiere che sa tenere a bada le bande (the cop on the beat), oppure soffriremo di nuovo per la loro cupidigia», ha concluso il senatore democratico. Negli Usa lo scontro con le banche evidentemente continua e il suo esito è ancora tutto da scrivere. Se, prima del summit del G20 del prossimo giugno in Canada, tutti gli stati europei adottassero i provvedimenti della Merkel, aiuterebbero senz’altro il governo Obama e darebbero un ruolo da protagonista all’intera Europa nella definizione della riforma del sistema finanziario.

*Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi
** Economista

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