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«Abbiamo trovato di tutto, anche se dobbiamo ancora aspettare le analisi ufficiali»; queste le parole preoccupanti del procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, che parla degli scavi in corso nella vallata del fiume Oliva, nella zona di Amantea, sul tirreno cosentino. Le attività per la ricerca di eventuali rifiuti inquinanti che si sospetta possano essere stati sbarcati da cosidette «navi dei veleni», mettono in luce un quadro estremamente preoccupante. Sarebbero infatti quattro i siti a rischio individuati e potenzialmente pericolosi che sono stati identificati dagli operai della ditta “Toma Abele Trivellazioni” di Matera, coordinati dagli esperti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Giordano spiega inoltre che «in un caso la trivella è arrivata solo a 5 metri e mezzo, poi si è dovuta fermare. Ma non ci sono dubbi che abbia trovato materiale tossico». Il procuratore parla di possibili fanghi industriali depositati, che sarebbero dilavati anche nelle acque del fiume, nel corso degli anni, con conseguente grave rischio per la popolazione.
L’inchiesta della Procura di Paola, era stata aperta a seguito di un’anomala casistica di tumori nella zona oggetto d’indagine, ed ora i carotaggi proseguiranno per tutto il mese di giugno, per raccogliere campioni che saranno analizzati minuziosamente per capire quanta attinenza c’è tra le malattie e la presenza dei rifiuti tossici nelle zone esaminate.
Un’altra area contaminata sarebbe quella situata nei pressi di località Giani. La zona si trova a Nord della cava ed è stata segnalata alla magistratura paolana direttamente dalla Direzione Investigativa Antimafia. In questo punto sarebbe stato identificato un altro terreno usato per lo stoccaggio di fanghi industriali ed idrocarburi.

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