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Dopo la sospensione dallo stipendio e la sospensione dalle funzioni di magistrato disposto dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della magistratura il 10 gennaio del 2009 su richiesta della Procura generale della Cassazione, per l’ex procuratore di Vibo Valentia Alfredo Laudonio è arrivata ora una condanna in sede penale, giunta al termine del giudizio con rito abbreviato. Laudonio è stato condannato ieri dal gup di Salerno Di Florio ad 1 anno e 8 mesi (pena sospesa) e ritenuto pertanto responsabile dei reati di falso ideologico commesso nell’esercizio delle proprie funzioni, omissioni di atti d’ufficio, favoreggiamento personale.
audonio, al quale sono state concesse le attenuanti generiche, è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento di tutti i danni, morali e materiali, da liquidarsi in separato giudizio, oltre alla refusione delle spese processuali e di costituzione.
La vicenda che ha interessato Alfredo Laudonio nasce dalla denuncia, presentata subito dopo la morte di Federica Monteleone, dal sostituto procuratore di Vibo, Fabrizio Garofalo ed inoltrata all’allora Procuratore generale di Catanzaro Vincenzo Iannelli. L’ex procuratore è stato accusato dal pm, Roberto Penna, di aver avviato l’inchiesta sul decesso della povera Federica Monteleone con ritardo, assegnando il fascicolo d’indagine al pm Fabrizio Garofalo solo il giorno dopo il black-out nella sala operatoria dell’ospedale “Jazzolino”, nonostante Laudonio fosse stato subito informato di quanto si era verificato in quella sala dal direttore sanitario dell’Asl dell’epoca, Alfonso Luciano, e nonostante il sostituto di turno fosse proprio Garofalo che avrebbe dovuto quindi essere immediatamente avvertito dal capo dell’Ufficio.
Le omissioni contestate all’imputato riguardano il mancato sequestro della sala operatoria dove fu operata Federica, che avrebbe consentito l’inquinamento delle prove, l’alterazione della stessa sala ed avrebbe inoltre favorito i vertici aziendali ed ospedalieri di Vibo, operanti nel periodo, chiamati ora a rispondere di omicidio colposo dinanzi al Tribunale presieduto da Giancarlo Bianchi. Tali omissioni, secondo l’accusa contestata a Laudonio, avrebbero pure ostacolato l’attività della polizia giudiziaria sul caso di Federica Monteleone. L’altra omissione contestata all’ex procuratore di Vibo riguardava la mancata verbalizzazione di quanto dichiarato dal primario ortopedico dell’ospedale di Vibo, Michele Soriano, nel corso dell’interrogatorio reso dinanzi allo stesso Laudonio. Soriano avrebbe infatti riferito all’ex procuratore che l’impianto elettrico della sala operatoria dell’ospedale di Vibo, nella quale fu sottoposta ad intervento di appendicectomia Federica, era stato modificato già il giorno dopo l’intervento chirurgico sulla ragazza. Quest’ultima circostanza, secondo l’accusa del pm Penna e fatta propria dal gup Di Florio, non sarebbe però stata verbalizzata da Laudonio. L a famiglia Monteleone si è costituita parte civile nel processo a carico dell’ex procuratore, per il solo capo d’imputazione relativo all’omissione di atti d’ufficio.

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