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MARIO LETTIERI* e PAOLO RAIMONDI**
I mercati dei derivati, come quello del Chicago Mercantile Exchange, confermano che è in corso un attacco speculativo a breve contro l’euro. In pochi giorni gli hedge fund e altri finanzieri d’assalto hanno ammassato 8 miliardi di euro in oltre 40.000 contratti speculativi per scommettere al ribasso sul valore dell’euro. Si teme un effetto valanga. Gli analisti dicono che la crisi generale e quella del debito di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (che cinicamente definiscono PIGS, e che diventa spesso sulla stampa economica internazionale PIIGS, con l’aggiunta dell’Italia) hanno portato a un grave indebolimento politico dell’Eu e a una crisi finanziaria nel sistema dell’euro. Si calcola che un salvataggio delle 4 nazioni menzionate potrebbe costare 320 miliardi di euro. E’ l’“onda perfetta” per gli speculatori in quanto possono anticipare e accelerare una tendenza che reputano sicura: l’Ue e la Bce dovranno inevitabilmente intervenire con operazioni finanziarie di salvataggio per affrontare insolvenze e fallimenti. L’alternativa sarebbe il collasso dell’Ue. Nei calcoli di lor signori, si punta sul calo del valore della moneta europea. D’altra parte le banche in crisi, soprattutto quelle americane ma non solo, hanno fatto incetta di nuova liquidità a basso costo messa a disposizione dai bail out dei governi. La Bce li ha recentemente quantificati intorno al 25% del Pil mondiale. È irritante registrare che quelle stesse banche che avevano speculato nel 2007 sui mercati dei sub prime e che erano state salvate dalla bancarotta con i soldi dello Stato, adesso li usano per speculare sulla debolezza prodotta dall’aumento dei debiti pubblici. È il cane che morde la mano del padrone che gli porta da mangiare! Infatti contro la Grecia e gli altri stati più esposti, si sono moltiplicati i derivati Cds, credit default swaps, una sorta di assicurazione misurata sul crescente rischio di insolvenza del debito. Si ricorda che questo mercato è per il 75% controllato da tre banche, la JPMorgan, la Goldman Sachs e la Deutsche Bank. Il loro effetto immediato è quello di far lievitare i tassi di interessi e quindi i costi del debito e i buchi di bilancio. Non si tratta di un problema greco o mediterraneo, bensì del riemergere della crisi sistemica che potrebbe investire tutti. Anche il Financial Times titola che “Una crisi greca sta arrivando in America”. In mutate condizioni, il paragone con l’attacco speculativo del ’92 contro la lira, la sterlina e altre monete è pertinente. Allora la speculazione portò alla rottura del Sistema monetario europeo con un pesante ritardo nelle politiche unitarie dell’Europa e a una forte svalutazione della lira che favorì la politica di acquisizioni da parte di interessi internazionali di alcune delle nostre industrie più competitive e tecnologicamente avanzate. Oggi questa è la sfida prioritaria per il futuro dell’Europa. Essa, secondo noi, dovrebbe mettere in campo le azioni più efficaci per bloccare la speculazione sostenendo in modo concreto l’appello di Obama per una riforma della finanza globale. Nel suo discorso del 21 gennaio contro l’armata dei lobbysti di Wall Street calata su Capitol Hill per bloccare le sue proposte, il presidente americano aveva detto «Questa è la battaglia che sono pronto a combattere». E per la prima volta aveva esplicitamente indicato «gli swaps di copertura per le insolvenze sui crediti e gli altri derivati fuori di ogni controllo» come le aree che necessitano di un immediato intervento legislativo globale e condiviso.

*sottosegretario all’economia del governo Prodi
**economista

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