X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

di LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI
Nel panorama di macerie che abbiamo attorno le notizie da scegliere per farne oggetto di riflessione in questa rubrica possono essere molte, ma quasi tutte segnate alla negatività, espressioni eloquenti di una temperie politica e culturale segnata dall’arroganza, dalla violenza, dalla prevaricazione, dall’inganno e dalla falsità. Il feroce bombardamento di una nave di pacifisti che ha prodotto morti e feriti è stato motivato con una colossale menzogna di Stato; essere la nave stessa mezzo scelto da pericolosi terroristi per insinuarsi truffaldinamente in Israele, quando è a tutti noto, ed è stato confermato da onesti intellettuali ebrei, che si trattava di portare soccorsi di ogni tipo ai palestinesi della Striscia di Gaza, oggetto di un embargo spietato. Il bombardamento è stato condannato da quasi tutti gli Stati, anche dall’Italia, dove pure sono state rilevati alcune esitazioni iniziali e sporadici tentativi giornalistici di giustificare un bombardamento a terroristi travestiti da soccorritori. A tale menzogna corrispondono, in ambito italiano, altre menzogne apparentemente non cruente, ma non per questo meno devastanti, sia a livello puntuale che per la loro carica pedagogica disgregatrice. Menzogne sono quelle con le quali il ministro Tremonti motiva una manovra economica che, pur necessaria, si abbatte con sicura determinazione sulle fasce e sulle aree più deboli, mentre lascia generosamente indenni le categorie più ricche. Lo stesso dilagante Tremonti, che evidentemente ha iniziato la sua campagna per succedere al Premier, ha lanciato l’idea di abolire tutte le regole e gli adempimenti previsti per realizzare nuove iniziative per quanto riguarda le imprese medio-piccole, per gli artigiani e per la ricerca. Sarà sufficiente, nella previsione tremontiana, l’autocertificazione, salvo successivi controlli della pubblica amministrazione. Eugenio Scalfari si è domandato due giorni fa «quanti saranno, in un Paese come il nostro, gli imprenditori fasulli che, dopo aver autocertificato in proprio favore e aver ottenuto il necessario credito bancario, scompariranno dopo qualche mese lasciando un paio di capannoni abbandonati e portandosi via la polpa presa a credito. E mi domando anche quante saranno le nuove imprese che le mafie intesteranno ai loro amici». Per quanto riguarda la lotta all’evasione la manovra economica prevede un recupero di 8 miliardi. Rispetto a un’evasione di 120 miliardi che tende ad aumentare un tale rapporto è di fatto ridicolo e serve essenzialmente a “salvarsi l’anima”. Mentre le Regioni e gli enti locali, le Università e la ricerca taglieranno licenziando con effetti di ulteriore perdita di potere di acquisto e potenziamento della dimensione depressiva dell’auspicato risanamento. La celebrazione della menzogna quale arte di governo ha raggiunto la sua apoteosi la scorsa settimana con il monologo telefonico del Padrone, che intervenendo con la sua abituale protervia a Ballarò negava di avere pronunciato mai frasi che potessero in qualche maniera giustificare l’evasione fiscale. Noi tutti abbiamo ascoltato direttamente dalla bocca del premier frasi che tale legittimazione forniva e, del resto, già l’indomani queste frasi sono state ampiamente riportate sui giornali, nel web tramite video e su Facebook nella pagina Anziani che il martedì sera chiamano e riattaccano. Click! Tu ..tu…tu…. Chi ha seguito in diretta lo show del Padrone si è reso conto che la sua irrefrenabile ira era dovuta in realtà a un serio sondaggio della società diretta da Pagnoncelli che registrava un calo della sua popolarità e che presentava la sua figura superata, oltre che con stragrande maggioranza da Napolitano (il che è ovvio data l’enorme differenza di spessore tra le due personalità istituzionali), dallo stesso Tremonti che si sta – come già accennato sopra – allenando per succedergli. Sia Pagnoncelli che Giannini, vicedirettore di Repubblica, e Floris, abile conduttore della trasmissione, hanno reagito con dignità a un Berlusconi debordante e tracotante, ma è inutile ricorrere ancora una volta al carattere dell’uomo per giustificare di fatto un comportamento così antidemocratico e indecoroso per un presidente del Consiglio. Quando si scriverà la cronaca di questi anni la giornata di martedì 1 giugno 2010 potrà essere assunta come inizio del crollo del carisma di Berlusconi e l’inizio dell’inversione della sua resistibile ascesa, che pur tanti danni ha provocato al nostro Paese e al tessuto culturale della società. Chi ha detto che ogni popolo ha i governanti che si merita? E questi li meritiamo anche noi che ci avvertiamo così radicalmente eterogenei rispetto agli attuali uomini di governo a partire dal loro, oggi pur contrastato, ma sotterraneamente Leader -Padrone? In epoca di così sistematici attacchi ai giudici potremmo rileggere le affermazioni di Platone nell’“Apologia di Socrate”: «Il Giudice non siede allo scopo di amministrare a suo piacere la giustizia, ma di decidere ciò che è giusto e ingiusto: infatti egli ha giurato di non favorire quelli che vuole, ma di giudicare secondo la legge. Perciò né noi dobbiamo abituare voi a spergiurare, né a ciò vi dovete voi stessi abituare».
Giorgio Ambrosoli, limpida figura di avvocato e di commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, ucciso a Milano da un killer nel luglio del 1979, nella sua tesi di laurea così commenta tali frasi: «Le parole che Socrate nell’Apologia rivolge ai suoi giudici, valide nel 399° a. C., nulla hanno perso di tale validità con il trascorrere dei secoli. Ogni Stato libero, cioè rispettoso della volontà dei singoli, ha sempre avuta nella storia la stessa preoccupazione: che il giudice fosse libero di giudicare secondo la legge e la sua coscienza»

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE