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La Regione Calabria e la Fincalabra sono state ammesse come parti civili nel processo Why Not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici. Il processo scaturito dall’inchiesta Why Not è iniziato questa mattina dinanzi ai giudici del tribunale di Catanzaro, e vede imputate 27 persone, tra le quali ex assessori e ex consiglieri regionali, rinviate a giudizio il 2 marzo scorso. L’udienza è stata caratterizzata dalla costituzione di parte civile e da una serie di eccezioni preliminari avanzate dai difensori di alcuni degli imputati.
I difensori dell’imprenditore A. G. e del consigliere regionale del Pd, Nicola Adamo, hanno sostenuto l’incompetenza territoriale dei giudici del tribunale di Catanzaro perchè il reato più grave contestato ai due sarebbe stato commesso, secondo l’accusa, a Diamante.
L’eccezione però è stata rigettata perchè doveva essere presentata nel corso dell’udienza preliminare. È stata accolta, invece, la richiesta di nullità del decreto che dispone il giudizio per l’imputato Antonio Mazza. Nel decreto, infatti, in riferimento a uno dei capi d’imputazione non sarebbe stata specificata nel dettaglio la contestazione del reato. L’accusa, rappresentata dai sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, e i difensori hanno presentato ai giudici le liste dei testimoni che, per il momento, sfiorano complessivamente le 400 persone.
I giudici si sono comunque riservati di decidere sulla lista dei testi dopo gli interventi di accusa e difesa sulla richiesta di ammissione delle prove. Il processo proseguirà il 22 settembre prossimo quando sono previsti gli interventi dei rappresentanti dell’accusa. Originariamente le persone coinvolte nell’inchiesta Why Not erano 98. Nel marzo scorso il giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, nel processo con rito abbreviato ha condannato otto persone e assolto altre 34. Nell’udienza preliminare, invece, sono state rinviatI a giudizio 27 indagati e prosciolte altre 28 persone.

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