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La Giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati di Reggio Calabria ha reso noto di essere «costretta a interrompere, allo stato, ogni rapporto di collaborazione con la locale Camera penale che invita a prendere posizione sulla vicenda, auspicando una espressa dissociazione dall’inaccettabile documento dell’Unione camere penali» di domenica scorsa in cui si parlava di «casta della magistratura associata» in relazione allo sciopero del primo luglio. «La Giunta distrettuale di Reggio – è scritto in un documento – manifesta il più vivo sconcerto per i contenuti e per i toni del documento approvato dalla Giunta dell’Ucpi del 6 giugno, nel quale si legge, tra l’altro, che la magistratura, proclamando lo stato di agitazione, persegue ‘il sogno inconfessabile di farla da padrone negli uffici giudiziari ed annientare il diritto di difesa dei cittadini; assume atteggiamenti arroganti allo scopo di distorcere diritti costituzionalmente garantiti; manifesta l’intenzione di sabotare il diritto di difesa e di fare scempio dello stesso; pone in essere attività ostruzionistiche contro l’avvocaturà. Presupposto questo, addirittura, dell’appello teso a stimolare l’adozione di provvedimenti che evitino il compimento di quello che viene espressamente definito uno ‘scempiò». «La magistratura del distretto – prosegue la nota dell’Anm – non si riconosce nelle parole gratuitamente offensive e violente che gli avvocati penalisti, attraverso il loro organismo rappresentativo, le hanno dedicato, parole che costituiscono l’ulteriore segmento di un attacco progressivo, continuo e crescente all’esercizio della giurisdizione proveniente da più parti. Nelle stesse parole non riconosce, ad un tempo, gli avvocati penalisti con cui, da lungo tempo e fino ad oggi, è stata abituata a confrontarsi e con i quali ha intessuto rapporti di proficua e serena collaborazione ma i cui organismi associativi territoriali non hanno, per quanto consta, preso le distanze dal menzionato documento». L’Anm di Reggio Calabria conclude definendo «inaccettabile» il documento dell’Unione camere penali, «funzionale all’ormai fin troppo evidente disegno politico, pericoloso per la collettività, di delegittimazione e svilimento della funzione giudiziaria, messa in ginocchio da ultimo dall’ennesima riduzione delle risorse».

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