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di FRANCA FORTUNATO
Settecento anni fa, l’1 giugno del 1310, a Parigi, in piazza de Grève, dinanzi alle massime autorità civili e religiose e a una grande folla, una donna, dichiarata eretica, veniva bruciata sul rogo insieme al suo libro “Lo specchio delle anime semplici”, un autentico capolavoro della letteratura spirituale di tutti i tempi. Il suo nome era Margherita Porete. Luisa Muraro, studiosa e profonda conoscitrice della Porete e dell’ esperienza femminile del divino, il Dio delle donne, in occasione dell’8 marzo, ha proclamato il 2010 l’anno margheritiano, dedicato a ricordare una donna morta per amore della sua e mia libertà femminile. E’ quello che voglio fare, ricordando il giorno in cui Margherita spirava tra le fiamme. Lei era una beghina. Nel Medioevo erano chiamate beghine le donne che non volevano né sposarsi né chiudersi in un monastero, vivevano da sole o in piccoli gruppi, libere di muoversi e pensare, occupate nella lettura e nella preghiera. Beghina, come ai giorni nostri femminista, è uno di quei nomi disprezzati dagli uomini di potere e perciò ridicolizzati e resi sospetti perché sono i nomi di donne indipendenti dal sistema di potere, laico o ecclesiastico che sia. Quel giorno, dicono le cronache, c’era una grande folla e c’era gente che piangeva. La sua unica colpa – come ci ricorda la Muraro – fu di aver scritto un libro, Lo specchio delle anime semplici, che venne giudicato eretico e che lei non volle rinnegare. Avrebbe potuto salvarsi. Quel libro, che, grazie alla sua autrice, non è andato perso ed è arrivato fino a noi, è una vera e propria autobiografia mistica, dove la Porete aveva messo in parole, dopo averle messe in pratica, le idee più avanzate di un vasto movimento spirituale fatto di laici, fra i quali molte donne: il Movimento del libero spirito. Diceva Margherita: è da asini cercare Dio nelle chiese, nei conventi e nelle cerimonie, Dio si nasconde nel fondo del fondo di noi stessi e lo si può incontrare – lei lo incontrò – già su questa terra. Lei donna parlava di Dio nella lingua del popolo, il francese, la lingua materna, diversa da quella con cui ne parlavano e scrivevano gli eruditi , il latino. Oggi il libro, dopo essere andato per secoli per il mondo come anonimo, dopo la scoperta della storica cattolica, Romana Guarnieri, che nel 1946 identificò in Margherita Porete l’autrice, molti teologi affermano che non è eretico. A dire il vero, anche al tempo di Margherita ci fu chi lo disse, tre teologi uno dei quali illustri: libro difficile ma valido, validissimo. Non furono ascoltati. Peccato! Peccato per lei, per noi, per tutti. Se le idee di quel movimento e il pensiero di Margherita – come scrive la Muraro – fossero stati accolti, approfonditi e assimilati, la Chiesa cattolica si sarebbe trovata meglio preparata e più disposta ad ascoltare le critiche di un Martin Lutero e le esperienze di libertà avanzanti con la modernità. Margherita fu processata dal grande inquisitore di Francia e per tutto il processo, durato due anni, rimase in silenzio e in silenzio affrontò la condanna e il martirio. Il perché non lo sappiamo. A settecento anni di distanza, Margherita parla ancora a tante di noi di fronte a una Chiesa che oggi, come allora, pretende che lo Stato usi le sue leggi per combattere quello che lei giudica essere il male, allora lo pretendeva per combattere le eresie, oggi si tratta del divorzio, dell’ aborto, dell’omosessualità, della pillola Ru486. Oggi, come allora, la Chiesa cattolica, secondo una pura logica di potere, si allea con i potenti, con lo Stato e chiede leggi per condannare chi, a suo giudizio, agisce nel male. Ma mi chiedo e chiedo, cosa c’entra tutto questo con Gesù Cristo? Niente, assolutamente niente, ieri come oggi. Tant’è che la Chiesa nei confronti dei preti pedofili, del male dentro se stessa, ha agito diversamente, escludendo ogni intervento dello Stato. Oggi che, grazie al femminismo, il patriarcato è finito e la libertà femminile è venuta al mondo, la Chiesa non ha più il potere di mandare al rogo le donne, neppure con i sensi di colpa. Margherita Porete, settecento anni fa, moriva per rendere possibile tutto questo.

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