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«Uno dei più efferati criminali del vulture-melfese». Ecco chi è “Ciola” alias Angelo Di Muro per gli schedari della polizia. Due condanne definitive per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico di droga, nell’ambito di due diverse inchieste, Penelope e Condordue. Nove anni di reclusione appena scontati nel carcere di Rossano, e il sospetto che appena uscito abbia ripreso in mano le redini del gruppo che un tempo dominava i traffici illeciti in tutta l’area a nord della Regione, quello di Rocchino Delli Gatti detto “Marosc’”, e Domenico Petrilli, entrambi uccisi nell’ambito della faida con i rivali del clan Cassotta.
Gli agenti della direzione anticrimine della Squadra mobile di Potenza hanno eseguito ieri mattina un’ordinanza del Tribunale che dispone il sequestro di beni mobili e immobili più partecipazioni societarie per un ammontare stimato attorno ai 10 milioni di euro. Si tratta di una misura di prevenzione che arriva a conclusione di una serie di udienze dove la Direzione distrettuale antimafia avrebbe dimostrato la sproporzione tra i redditi dichiarati da Di Muro nel corso degli anni, e i vari beni posseduti dal suo nucleo familiare: un’appartamento di 80 metri quadri in via Bainsizza a Melfi con annesso garage e ufficio; un laboratorio di 350 metri quadri con un’abitazione in costruzione al secondo piano in contrada Bicocca e terreno circostante; un’ammiraglia Audi A8, due Audi A4, e un fuoristrada Pajero; due aurocarri; un trattore; una moto; una scavatrice semovente; e diverse quote di partecipazione in società. A questo punto i precedenti giudiziari di Di Muro avrebbero permesso l’inversione dell’onere della prova come previsto dalle leggi sulle misure di prevenzione.
Le indagini sono state condotte dalla Direzione anticrimine della Squadra mobile di Potenza, e presentate alla stampa dal questore Romolo Panico e il dirigente Francesco Di Ruberto, una vecchia coppia di investigatori che si è ritrovata in Basilicata dopo la comune esperienza napoletana.
Di Ruberto, in particolare, si è soffermato sul ruolo attuale di Di Muro nell’ambito del gruppo “exDelliGatti”, anche sulla base delle dichiarazioni di Gerardo Navazio che l’avrebbe indicato come uno dei responsabili dell’omicidio del boss Marco Ugo Cassotta.
L’operazione sarebbe solo la prima parte di un’attività complessa sul riciclaggio dei proventi dei traffici illegali del clan anche attraverso investimenti in attività commerciali.
Con la medesima ordinanza il Tribunale ha ordinato anche la cancellazione dai registri della Camera di commercio delle ditte Euroscavi srl e Movimento terra e strutture generali, comunque riconducibili alla persona del boss.
Per i prossimi cinque anni Di Muro verrà sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Un esempio di “mafioso imprenditore”, secondo Di Ruberto capace di fiutare l’affare, e industriarsi finendo per andare a inquinare il mercato di chi invece segue le regole.
Leo Amato

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