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di ANTONELLA CIERVO
E’ STRANO calpestare le tavole del palcoscenico parlando di esilio. Sentirsi isolati, mentre si è circondati da abiti di scena, cappelli, manichini, attrezzi teatrali e il sottofondo è “Il cielo” di Renato Zero. La sede del Teatro dei Sassi, da 29 mesi a questa parte, è in contrada Gavatina, sula strada che collega Matera a Santeramo, alle porte della città. Il capannone, visto dall’esterno, somiglia ad uno dei tanti opifici che nella zona industriale, vengono utilizzati per nascondere ad occhi indiscreti laboratori artigianali.
Solo pochi passi per scoprire che l’interno di quella struttura c’è un mondo che si muove, professionisti che sul teatro, sulla ricerca, investono da anni come dimostrano anche il Premio Nazionale della critica teatrale e gli attestati di solidarietà alla Compagnia quando nel 2008 fu costretta a lasciare la vecchia sede nei Sassi.
Massimo Lanzetta si sente in esilio da due anni. Il suo non è un isolamento provocato da reati o violazioni di leggi. «E’ il risultato di un atto vergognoso – dice commentando lo sgombero voluto dalla precedente amministrazione comunale – adesso vogliamo avviare una nuova fase con il Comune per trasformare questo spazio in luogo destinato al teatro d’innovazione.
Dai 500 euro di canone mensile nei Sassi fino ai 1500 per l’attuale sede, il passo non è tanto breve e la difficoltà è palpabile.
«La precedente amministrazione sostenne all’epoca dello sgombero, che eravamo morosi. Il regolamento comunale per le associazioni prevedeva, invece, la riduzione della metà dell’affitto. Lo spazio nei Sassi era diviso in due sale, ma oggi le nostre esigenze sono cambiate». Guarda il bus del Grubus Theatre che, nel progetto “Viaggio da fermo” ha trasformato questo mezzo in un teatro viaggiante.
Non abbiamo alcun sostegno da parte dell’amministrazione e dunque è necessario che, non tanto sotto il profilo economico, ma per quello organizzativo, ci si sedesse attorno ad un tavolo con il Comune per farne uno spazio fruibile dai cittadini». Positiva, secondo Lanzetta, la collaborazione del Comune che ha sostenuto lo spettacolo “Chiamata alle armi”. Non così, invece, per la giunta Buccico: «Nei due anni passati, ci è stato impedito di avere rapporti con il Comune. Per il nostro spettacolo, l’anno scorso, abbiamo pagato di tasca nostra l’occupazione di suolo pubblico». In un comunicato ufficiale, il Teatro dei Sassi sottolinea, tra l’altro: «Colpendo noi, hanno tentato di impedire la fruizione delle nostre attività ai cittadini, allarmando anche tutta la cultura teatrale italiana». Quando nel 2007, si paventò il rischio di chiusura, l’appello al sindaco Buccico fu firmato da Silvio Orlando, Mario Mrtone, Enzo Moscato, Lunetta Savino e dall’Associazione nazionale Critici di teatro.
«In un momento di grande vivacità del teatro italiano – si leggeva nella nota – è davvero incomprensibile apprendere che una delle realtà teatrali più originali e interessanti della scena nazionale venga sfrattata dal suo luogo di lavoro e di ricerca. E colpevolmente in controtendenza rispetto ad una importante e diffusa peculiarità che vede le migliori compagnie del teatro di ricerca, specialmente al Sud, di radicarsi sempre più in un territorio di appartenenza, o d’elezione culturale».
Quella realtà, oggi, è ancora vivace, in un nome di un teatro dal quale Matera trae ancora una linfa vitale, come dimostrano le numerose compagnie attive in città.
E’ un fervore che fa rumore e che non ha nessuna intenzione di abbassare la voce.

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