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IL braccio di ferro con la direzione della Asm va avanti da diversi anni senza registrare alcun elemento sul quale basare un corretto rapporto sindacale.
La Cgil segnala da tempo la situazione difficile in cui si muovono i lavoratori dell’ospedale di Matera e che, nonostante l’emergenza professionale, non sfocia in alcuna soluzione da parte della direzione sanitaria del nosocomio della città dei Sassi.
Nonostante le azioni e i tentativi, però, nulla cambia nei rapporti con l’azienda alla quale la Cgil contesta l’atteggiamento cvhe .
La situazione crea, tra l’altro, disagi nella qualità del servizio reso ai cittadini che si recano nell’ospedale di Matera.
C’è, insomma, a detta dela Cgil un problema di tipo occupazionale e professionale al tempo stesso che deve essere risolto e che non passare da un confronto con la Asm.
«Nonostante le reiterate e visibili proteste dei giorni scorsi del personale infermieristico e socio sanitario, la Direzione Generale dell’Asm sceglie la strada del silenzio».
Sostiene, però, in una nota la segretaria generale della Cgil Matera, Manuela Taratufolo.
«Eppure è da anni che, anche a seguito del riordino delle Aziende Sanitarie, si chiede di fare chiarezza su competenze e fabbisogni professionali da impiegare nei distretti e negli ospedali del materano.
Anche il Presidente della Regione Basilicata, nelle nuove linee programmatiche dell’attuale legislatura, indica, tra le priorità, la promozione del lavoro certo e garantito, in un contesto sociale profondamente provato da crisi aziendali e con tassi di disoccupazione di gran lunga superiori alla media nazionale.

La legge – prosegue la Taratufolo – consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare contratti a tempo determinato solo in casi di straordinaria necessità.
Ciò significa che non si possono impiegare lavoratori a termine per sopperire ad esigenze ordinarie di servizio.

Né si può pensare di adoperare, per mesi e mesi, lavoratori precari, negandogli poi il riconoscimento di una stabilizzazione o addirittura sostituendoli con altri lavoratori precari.

Oggi, obiettivamente, nell’Asm convivono molteplici situazioni di precarietà: da una parte, coloro che sono inseriti nelle graduatorie a scorrimento per l’assunzione a tempo indeterminato, dall’altra, coloro che sono stati assunti a tempo determinato e, in un limbo indefinito, gli operai pulitori del servizio esternalizzato che, spesso e volentieri, sopperiscono alla mancanza degli operatori socio sanitari svolgendo, di fatto, le loro mansioni.

È urgente che la Direzione generale dell’Asm – aggiunge Manuela Taratufolo nella sua nota – faccia chiarezza su questa vicenda non solo perchè la sanità è, tra i servizi pubblici essenziali, quello più importante per la comunità, ma anche perchè è irresponsabile bandire concorsi o stilare graduatorie e poi alimentare soltanto precarietà.

Come può funzionare un Ospedale in cui le mansioni del personale delle pulizie si confondono con quelle degli O.S.S.?

Quale professionalità e che tipo di servizio si garantiscono ai cittadini ed agli ammalati, in questa maniera, in un contesto così “sensibile” – si chiede la segretaria generale della Cgil.

«Queste domande restano ancora senza risposta, nonostante il sindacato le abbia poste prima al dott. Maroscia e poi al suo successore, dott. Gaudiano.

Si sa, in alcuni casi, è più facile tacere o fare incontri, sui problemi posti, di “mera facciata”, tanto a pagarne le conseguenze sono soltanto dei poveri ricattabili lavoratori part time o a termine, a cui si chiede di fare più del dovuto o a cui, con la formula “la legge prevede….”, si infrangono le false aspettative di avere un lavoro stabile, ingenerate da assunzioni a tempo determinato, consentite dalla legge, ma foriere di precarietà che si aggiunge a precarietà.

Ma adesso – conclude Manuela Taratufolo nel suo comunicato stampa – è urgente iniziare a fare chiarezza e, a tal fine, la Cgil chiede l’intervento dell’assessore regionale alla sanità, Attilio Martorano, perchè finalmente si possa dare una risposta sia al perché si sia consentito di praticare la strada della precarietà, sia alle tante famiglie dei lavoratori coinvolti ed, allo stesso tempo, garantire un servizio di qualità».

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