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Torneranno in libertà questa mattina Manolo Morlacchi (in foto), figlio di Piero, uno dei fondatori delle Br nel 1972, e Costantino Virgilio, arrestati a Milano lo scorso 18 gennaio per banda armata e associazione sovversiva nell’ambito dell’indagine della procura di Roma su un gruppo di soggetti ritenuti eredi delle vecchie Brigate Rosse e pronti a riprendere la lotta armata.
La prima sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Francesco Romeo, ha annullato senza rinvio le due misure cautelari e dichiarato inammissibile il ricorso della procura.
Accusa e difesa, infatti, si erano rivolte alla Suprema Corte perchè il tribunale del riesame di Roma aveva confermato il provvedimento restrittivo emesso dal gip a carico dei due indagati solo per il reato di associazione sovversiva (impugnato dall’avvocato Romeo) facendo cadere, però, quello di banda armata (impugnato dal pm Luca Tescaroli). Morlacchi e Virgilio, fino a oggi detenuti a Catanzaro, fanno parte del gruppo dei nove che il 27 maggio scorso sono stati rinviati a giudizio dal gup Giovanni Ariolli.
Per loro due e per Luigi Fallico, ex esponente degli Ucc negli anni Ottanta, Bruno Bellomonte, rappresentante di spicco dell’indipendentismo sardo, Bernardino Vincenzi, Riccardo Porcile, Gianfranco Zoja, Maurizio Calia e Francesco Paladino, il processo avrà inizio il prossimo 16 settembre davanti alla prima corte d’assise di Roma. Associazione con finalità di terrorismo, banda armata e violazione della legge sulle armi sono i reati contestati.

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