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di ROSSELLA MONTEMURRO
MATERA – Reti d’imprese e patto di sistema: sono queste le parole d’ordine, secondo Confindustria, per assicurare uno sviluppo alle nostre aziende, in grado così di affermare competenze in teatri operativi sempre più alti.
Se ne è discusso ieri a Matera a Palazzo Viceconte durante il workshop “L’indotto per la produzione di idrocarburi: una rete d’innovazione e know-how al servizio del sistema produttivo regionale” a cura di Assomineraria, settore società fornitrici di beni e servizi e Confindustria Basilicata.
Sono circa 85 le aziende che, ad oggi, sono impegnate direttamente nella filiera del petrolio. Secondo uno studio di Nomisma Energia sull’impatto occupazionale degli investimenti da compiere nell’attività upstream (comprende tutte le attività di esplorazione e produzione di idrocarburi), in Italia sono ancora da cantierare investimenti privati stimati in 5,4 miliardi di euro, relativi a 57 progetti di esplorazione, produzione e stoccaggio.
La ricaduta occupazionale sui settori direttamente coinvolti nella produzione di beni e servizi destinati a questi progetti è valutata in circa 34.000 addetti all’anno, prevalentemente concentrati nei primi tre anni dell’avvio dell’attività. Questa cifra si raddoppia se si considera l’impatto indiretto sull’economia. In Basilicata, secondo le stime di Assomineraria, ci sono progetti già cantierabili per circa 1.400 milioni di euro diretti e al netto degli interventi su Tempa Rossa. In prospettiva il numero degli occupati in regione è destinato a superare le 4000 unità per: l’avvio della seconda fase di sviluppo della Val d’Agri; lo sviluppo e l’avvio dello sfruttamento di Tempa Rossa; l’apertura di uffici e filiali di aziende che trovano conveniente avere proprie succursali in loco.
Per porre le nostre imprese all’avanguardia, come ha sottolineato il presidente di Assomineraria Sergio Polito, sono indispensabili maggiori conoscenze tecniche e professionali.
Quello petrolifero è un settore che offre grandi sfide tecnologiche: Giambattista De Ghetto della Spe Sud Europa ha ribadito che l’Italia è un’area matura con potenzialità interessanti. «Abbiamo competenze di eccellenze tecnologiche utilizzabili anche all’estero. – ha detto – Minor rischio esplorativo, minori costi e maggiori produzioni sono gli obiettivi che deve raggiungere una città petrolifera».
Un orizzonte temporale garantito per 40 anni e investimenti nell’ordine di milioni di euro sono i capisaldo del settore petrolifero ricordati dal presidente Nomisma Energia, Davide Tabarelli: «Spetta al territorio trovare convergenze affinché le persone impiegate siano sempre di più. Il tutto dipenderà dalla capacità di fare reti di imprese».
Pasquale Carrano, presidente di Confindustria Basilicata, si è soffermato proprio sulle reti d’imprese e sul patto di sistema.
Una rete d’imprese è un sistema stabile, affidabile e sostenibile, di rapporti tra operatori autonomi e specializzati che accettano di dipendere l’uno dall’altro. Non vincolata geograficamente (come invece i tradizionali Distretti), la rete d’imprese è regolata da una serie di accordi espliciti stipulati tra una o più aziende leader di mercato e le imprese subordinate (fornitori, subfornitori, esecutori di opere e servizi). L’obiettivo è quello di facilitare e migliorare le competenze e i processi legati alle commesse. Le aziende aderenti al contratto di rete possono accedere ad agevolazioni fiscali, finanziarie e amministrative, per diffondere know how, investire insieme in ricerca, sviluppare insieme progetti di marketing, esplorare insieme nuovi mercati, aumentare la capitalizzazione.
Un Patto di sistema può essere definito come un accordo che coinvolge e connette la Rete di aziende di una stessa filiera produttiva con quei soggetti (governi territoriali, università, centri di ricerca, operatori del credito e associazioni di imprese) che operano sull’area dove si concentrano le maggiori attività del cluster. Confindustria Basilicata si impegna ad elaborare e promuovere specifici accordi da proporre ai soggetti che incidono sul livello competitivo connesso ad ogni singola rete, con i quali sarà definito, secondo il ruolo di ciascuno, il sostegno specifico che ogni attore dovrà assicurare alle attività delle Pmi della Rete per mettere in pratica, così, il Patto di sistema. Oltre Confindustria, i soggetti istituzionali coinvolti sono le aziende a capo delle filiere e i loro partner strategici, i governi territoriali, le università e il sistema creditizio.
Strumento, il patto di sistema, salutato positivamente da Giuseppe Tannoia, direttore Regione Sud Europa della divisione exploration & production Eni: «Oggi sono qui come ascoltatore ma è senza dubbio uno strumento nuovo al quale guardiamo con positività.
In ogni caso, dovremo valutarlo tra un anno».

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