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di MARGHERITA AGATA

E’ accaduto ancora. Ovviamente nel fine settimana e quando il caldo rende più insopportabili i miasmi.
I due tombini in via Mazzini non ce l’hanno fatta a reggere l’aumento di carico e sono saltati. Questa volta, però, insieme alla pazienza dei condomini della palazzina in cui questa fiumana di acque nere zampilla con inevitabile puntualità. All’ennesimo verificarsi del fenomeno antichissimo e più volte segnalato agli uffici del Distretto sanitario e all’Ufficio tecnico del Comune, hanno issato un eloquente striscione nel piazzale antistante l’edificio: “Via Mazzini fogna a cielo aperto. Vergogna!”.
Una scritta a caratteri cubitali rossi, enorme come la rabbia dei residenti. La risposta del Comune? Far rimuovere in tutta fretta lo striscione dagli agenti della Polizia municipale, durante l’intervallo di Italia-Nuova Zelanda. La risoluzione del problema, quella definitiva si intende, invece, può attendere.
Una volta fatto arrivare l’autospurgo, che rimuove temporaneamente l’intasamento, per l’ente è tutto a posto. E poco importa se in un anno si finisce per spendere più o meno la stessa cifra necessaria per risolvere in via definitiva il problema.
Per “liberare” i condomini del civico 71 da quest’incubo in maniera definitiva, infatti, servono appena tre metri di tubo e una spesa di circa 30-40mila euro. Sì perché attualmente, per un errore progettuale (non si sa di chi), sul pozzetto di scarico del palazzo si innestano tutti gli scarichi degli edifici che si trovano a monte (all’incirca una trentina di palazzi). Ed è inevitabile che, nei fine settimana o in estate, quando il consumo di acqua aumenta il tubo non ce la faccia a supportare una portata tanto sovradimensionata e i tombini saltino. Un effetto geyser tutt’altro che piacevole per i residenti. «Ho la sventura di abitare al primo piano -dice Anna Maria- a volte il getto è così forte che arriva sul balcone». Per cui piccoli gesti quotidiani, come stendere il bucato, consentire ai bambini piccoli di intrattenersi a giocare sul balcone o nel piazzale, diventano impossibili.
Difficile sapere con certezza il momento in cui il tombino salta. E per evitare spiacevoli sorprese, si tengono balconi e finestre serrati, si sta in casa da sepolti vivi. L’unico torto dei residenti è quello di trovarsi al centro di un conflitto di competenze tra il Comune e Acquedotto lucano. Ma fin quando si stabilisce a chi spetta di staccare gli scarichi degli altri palazzi da quello di via Mazzini per innestarlo sulla condotta principale, il Comune continua a buttare soldi per l’autospurgo e i cittadini a vivere in una “fogna a cielo aperto”.

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